“La Gloria e la Prova”
di Francesca Fabbri Fellini
Salvatore Cascio, detto Totò, è il bambino protagonista di “Nuovo Cinema Paradiso”, l’indimenticabile capolavoro di Giuseppe Tornatore, che lui chiama affettuosamente Peppuccio, vincitore dell’Oscar per il Miglior Film Straniero nel 1990, quindici anni dopo “Amarcord” di Federico Fellini.
Totò all’epoca di “Nuovo Cinema Paradiso” che si è girato nel 1988 aveva solo 8 anni e Peppuccio Tornatore 33.
Dopo questo film Totò continuò a lavorare sia con Tornatore (partecipa a “Stanno tutti bene”, con Marcello Mastroianni) che con registi del calibro di Pupi Avati e Duccio Tessari. Tutto ciò fino al 1999, anno in cui firma il suo «ultimo film». Dopo di che, si può dire che Totò Cascio scompare. Perché?
Ai giornalisti che lo incalzano non vuole dire la verità, preferendo far credere che il cinema si sia dimenticato di lui.
È stata invece una grave malattia – la retinite pigmentosa con edema maculare, che gli ha procurato una perdita progressiva, irreversibile e quasi totale della vista – a farlo rinunciare a quella che era una carriera promettente e radiosa.
Oggi, a 42 anni, Totò Cascio ha trovato la forza e la voglia di raccontare la sua esperienza in un libro che è insieme memoir cinematografico e racconto di formazione e di rinascita.
Grazie alla sua fede, al suo coraggio e alla consapevolezza acquisita, ora può tornare a vivere una vita degna di essere vissuta ed è questo il suo «Nuovo Cinema Paradiso 2.0», dice scherzando.
Così, rinato, lancia un segnale a chi è nella sua condizione: non nascondetevi, anzi imparate ad accettarvi. «Senza accettarsi, ci si porta dentro l’avversario più feroce. Me lo disse anche Andrea Bocelli: “Totò, non è un disonore”. Sono state parole illuminanti.»
Ascoltate le parole di Totò Cascio in questa intervista a cuore aperto dove mi racconta la sua avventura.
Scrivi un commento