FRAMMENTI SCELTI
di Bertrand Marret
Quando Graziano Villa vi accoglie nel suo studio riminese con questa squisita ospitalità, e mostra le sue foto ben ordinate nel computer e si sceglie uno di loro sullo schermo, con l’implicito invito a diventare un complice, basta semplicemente lasciarsi andare al filo delle immagini per riconoscere un fotografo non sconosciuto, ma “scoperto”, in altre parole “rivelato”. Il talento vale un’antologia, etimologicamente dal greco Anthos / fiore e legein / scegliere, quindi la parola latina ‘florilège’ che contiene l’idea di scelta e lo sviluppo floreale. L’antologia è in un certo senso un momento di riflessione, un’opportunità per riconnettere i fili della propria creatività, per tornare alle impronte lasciate sul percorso. L’impronta fotografica, come gesto tecnico, è l’attività di un momento decisivo, oltre che una questione di tempo, memoria e sopravvivenza dell’immagine.
Più che un fotografo eclettico in senso filosofico, cioè formato da elementi presi in prestito da altri sistemi, Graziano Villa è un fotografo poliedrico – che ha molte sfaccettature- dal momento che si esercita nel combinare vari argomenti, che vanno dal ritratto alle nature morte, paesaggi e vedute monumentali urbane, reportages di moda e dal mondo dello spettacolo, dal flash pubblicitario alla Fotografia d’Arte. A cui si aggiunge un viaggiatore di lungo corso, per usare un termine marino che gli piace particolarmente, quando parla del suo lavoro e dei suoi viaggi in giro per il mondo. I generi pittorici tradizionali sono gli stessi per l’arte fotografica, la differenza sta nell’approccio del soggetto. Il pittore si avvicina al soggetto in diverse fasi, che possono andare dal disegno preparatorio al dipinto finito punteggiato da momenti di riflessione e pentimenti. Il fotografo, lui, accosta un soggetto nell’istantanea di una finzione colta in un preciso momento del suo svolgersi.
Direi che i ritratti di Graziano Villa sono “personaggi” nella misura in cui essi riproducono un modello nel suo carattere aspetto più effimero, ‘personaggi’ nel senso di fissare un volto, per contenere, per allontanare la sua capacità di sfuggire e riconoscerlo all’istante. Il ritratto secondo Graziano Villa, manifesterebbe bene questa tensione tra riprodurre una fisionomia e riprodurre i veri volti attraversi dei quali si esprime l’anima in cui Hegel ha voluto vedere due metodi diversi. Il buon ritratto segna la sua eccellenza in quanto i veri tratti dell’anima sono inscritti nel lato naturale dell’esistenza, nell’esteriorità empirica della fisionomia. Ritengo il bel ritratto dello scultore Pietro Cascella nel suo atelier, in base alla sezione aurea, con la presenza accattivante in primo piano, del Santuario della fertilità.
Anche il ritratto, di profilo di Gillo Dorfles, nella tradizione medaglie incise da Pisanello, che mi ricorda i Malatesta del Louvre di Piero della Francesca. Vorrei anche dire che le nature morte di Graziano Villa sono calme e silenziose, oggetti di meditazione. Preferisce appunto il termine still life che mostra meglio l’immobilità del soggetto rappresentato, in contrasto con l’immagine della figura umana che deve essere colta nella mobilità dell’espressione. Vasari parla di Cose naturali, Diderot natura inanimata sulla pittura di Chardin e viene in mente Pascal “…oggetti inanimati avete dunque un’anima che si attacca alla nostra anima e la forza di amare…”. Poi vediamo che, nella costruzione dello still life, Graziano Villa dimostra una padronanza dotta della luce, la sua intensità e direzione, frontale calda o laterale più fredda, a seconda della composizione, consente la traduzione nella fotografia limpida in un sottile intreccio del rendering di materiali e volumi. Si potrebbe parlare per lui di edonismo domestico, che trasparisce soprattutto nella disposizione poetica della sua ‘interni scandinavi’ e nel ‘La Scrivania del Sarto’, perfetta sinfonia. Al di là del campo della natura morta, la serie dei fiori fotografati in primo piano, sotto forte luce, isolati dal loro ambiente, è un omaggio malcelato a Giorgia O’Keeffe. La fotografia gioca qui un ruolo intermedio tra la natura del fiore e la sua interpretazione grafica, lasciando perdere un po’ della sua identità sentimentale in favore di un puro estetismo.
Ecco ora i paesaggi. Tutti i paesaggi sono buoni per lui, tutti i continenti sono propizi a lui, tutti gli orizzonti, tutti i tramonti; il mare, l’oceano, i fiumi, le cascate, i ghiacciai celebrati nella Water World Suite.
Estremamente interessante, l’utilizzo della tecnica “open shutter”, nella ripresa di eventi musicali e teatrali, come gli artisti della photo-gallery “Various Artists” che comprendono : Ella Fitzgerald, Elton John, Prince, Led Zeppelin, Richard Gallianò, Chick Corea, per la musica; Lindsay Kemp, Les-7-Doigts-de-la-Main, i Momix, per il teatro.
In breve, che voglia catturare la potenza di un paesaggio, che sia alla ricerca di una trasparenza di acqua o si possa giocare su una gamma di tonalità cromatiche, sarà sempre di una nuova esplorazione sotto l’emozione dello sguardo. Costantemente riprenderà la sua esperienza fotografica in cui il desiderio sicuramente, l’occasione forse, il ricordo e la declinazione dei colori si combinano per fissare i segni, le forme e le apparenze di ciò che vogliamo vedere.
Graziano grazie per quello sguardo senza fine, grazie per aver rivelato attraverso il tuo obiettivo, la disciplina del fotografo, ed è, alla fine, a causa di esso, che siamo sedotti. La tua opera ci invita a viaggiare e immediatamente il piacere dell’occhio diventa una partecipazione complice con il mondo che hai voluto illustrare per anni con tanta conoscenza e generosità.
* il Prof. Bertrand Marret, è nipote di Henri Cartier-Bresson, è uno stretto collaboratore del Prof. Antonio Paolucci (ex Direttore dei Musei Vaticani)
Il Fotografo = Viaggiatore del Mondo
La mia macchina fotografica è il mio passepartout per il Mondo
Graziano Villa
Forse sarà la mia origine ligure, precisamente genovese, che mi spinge a vedere la mia professione come un viaggio, inteso come ricerca. Una continua ricerca. Ricerca come conoscenza !
Come Cristoforo Colombo, si fa per dire, ho “navigato“ attraverso diversi settori della mia attività professionale, circumnavigando in lungo e in largo, utilizzando la mia macchina fotografica come uno strumento, come una nave, per “approdare“ in diversi “lidi“ di questo nostro Mondo per conoscerlo meglio.
Continuando a parafrasare il gergo marinaresco posso dire di aver cominciato la mia professione navigando nel “burrascoso“ mare del Reportage; per poi attraversare quello “turbolento“ e snob della Moda; dopodiché ho trovato ristoro e riposo nelle “calme acque“ dello Still-life, per approvare infine a quello “riflessivo“ del Ritratto.
La mia formula esistenziale è un giusto miscuglio di tutto questo, e quindi un‘esperienza di vita meravigliosa ! Volete degli esempi ?
Bene, con il reportage ho viaggiato in lungo e in largo sulle jeep o sugli aerei da turismo la savana africana, la giungla sudamericana e gli immensi spazi del nord america; nella moda ho conosciuto delle donne stupende; nello still-life ho scoperto oggetti meravigliosi, antichità preziose, arredi incredibili e persone di particolare levatura culturale che lavorano in questo ambiente.
E adesso che realizzo ritratti di personaggi importanti nell‘ambito economico, politico e culturale, o di semplici artigiani, sono particolarmente entusiasta.
Ma al di là del risultato professionale, che è comunque importante, un altro aspetto gratificante è il diretto contatto con questi personaggi : il rapporto umano.
Per decenni ho ritratto personaggi di ogni genere, di ogni strato sociale e culturale, di ogni Paese del mondo. L’ho fatto per riviste importanti come “AD-Architectural Digest”, “CAPITAL”, “AMICA”, “CLASS”, “TRAVELLER”, “FORTUNE”, “VANITY”, ecc.
In questo mio peregrinare in ogni angolo del pianeta sono sempre stato affascinato dalle grandi architetture che l’Uomo ha costruito per lasciare nel Tempo traccia del proprio passaggio e della propria esistenza. I nomi di tali icone sono scolpiti nella memoria collettiva e continuano a testimoniare l’audacia dell’ingegno umano: la Torre Eiffel, la Muraglia Cinese, le Piramidi di Giza, le Torri Gemelle del WTC, tragicamente famose, quelle di Kuala Lumpur, il Big Ben di Londra, il “Big Boy”, appena fuori dall’aeroporto di Oslo, il Castello Sforzesco di Milano, i Fiori di Metallo della Défense a Parigi, e così via.
Anche a queste strutture ho dedicato una serie di “Ritratti d’Architetture”. E parlo di ritratti a ragion veduta perché, come nel ritrarre le persone, ho tentato di personalizzare questi Giganti, di sceverare e descrivere, amplificandola, la loro struttura grafica, ovvero la loro “anima”. Ho insomma cercato di restituire visivamente l’impatto emozionale che queste meravigliose architetture hanno suscitato su di me: un impatto altamente soggettivo e dunque non comune perché, alla fine, lo sguardo di ciascuno è comunque, sempre e assolutamente unico e inimitabile. Credo, spero di esserci riuscito.
© Graziano Villa – Mostra “Roma : Caput Mundi” – Fontana di Trevi – Roma
©Graziano Villa – Mostra Personale alla Galleria “F.A.R. – Fabbrica Arte Rimini” – Rimini – 2018 – Tributo al “W.T.C.”
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