L’Acrobata del Pianoforte
Mario Mariani esordisce in questo pianeta il 6 Ottobre del 1970.
Figlio unico “delle istituzioni”, con il babbo impiegato alle Poste e la mamma segretaria ed eccellente dattilografa, impara a scrivere prima a macchina che a mano, usando come prima tastiera una Remington del 1900. Poco dopo passerà ad una tastierina Bontempi con cui suonerà istintivamente le musiche ascoltate in televisione. Le prime lezioni saranno su un pianoforte a noleggio che scocciolato è dire poco, cui seguirà un pianoforte verticale su cui comporrà tutte le musiche giovanili, fino ad arrivare al suo amato Steinway “O” del 1906 su cui incide tutti i propri lavori.
La sua facilità di lettura a prima vista (e di orecchio assoluto) lo farà vivere di rendita per tutti gli anni del Conservatorio e poi, dopo il Diploma, capirà che gli esami non sarebbero mai finiti, come diceva qualcuno molto famoso…
Nel frattempo il XX°secolo sta per finire e la musica “pura” non ha più né fascino né interesse per il largo pubblico e soprattutto non viene pagata. Comincia a frequentare artisti e sopratutto registi (ai tempi giovani come lui) interessati alla sua musica, nella misura in cui renda le emozioni legate ai loro film. Cominica così una febbrile attività di compositore per colonne sonore che spazia da film d’autore, documentari, cartoni animati, musica per teatro, per installazioni e performance.
Dopo qualche anno, mancandogli il palco, il pubblico e il litigare con i fornitori di pianoforti che sono preoccupati dagli strani oggetti che spesso e volentieri inserisce dentro il pianoforte, decide di tornare nell’arena, unendo le due carriere: quella di compositore e di concertista.
Nasce così il primo dei progetti “monografici” al pianoforte che si chiama “The Soundtrack Variations”, sul rapporto tra registi e compositori per il cinema. Seguiranno poi le “Rossini Variations” e naturalmente le “Fellini Variations” che diventeranno anche lavori discografici.
Poi ci sono tante esperienze musicali che vanno da concerti in luoghi impervi e inusuali, come la residenza in grotta dove Mario ha vissuto per un mese dormendo in tenda vicino al pianoforte, un festival ideato e realizzato in un bosco dove spiriti liberi ogni anno si danno convegno, e un sogno che aspetta di essere realizzato: un tour in Africa con il pianoforte a sostegno di attività umanitarie.
Si chiama “Un Piano per l’Africa”, ma questa è, anzi sarà un’altra storia….
FELLINI VARIATIONS
MARIO MARIANI – intervista sulle “FELLINI VARIATIONS”
Ci racconti come è nato il progetto The Fellini Variations
E’ da un po’ di tempo che sto “onorando feste e anniversari” con progetti ed eventi. Nel 2018 il mio quarto album “The Rossini Variations” celebrava i 150 anni della scomparsa del cigno pesarese.
Lo scorso anno invece “V.I.T.R.I.O.L.” si riferiva alla mia permanenza di un mese nel 2010 con un pianoforte a coda nella Grotta dei Prosciutti registrando lì la prima parte e la seconda esattamente 10 anni dopo, nel mio studio di Pesaro durante il lockdown di Marzo 2020.
E sempre nel 2020 cadeva appunto il 100°anniversario dalla nascita di Federico Fellini, mentre quest’anno in occasione 700° dalla morte di Dante sto girando con il film muto “Inferno” del 1911.
Le Fellini Variations partono inevitabilmente dalla musica del suo “amico magico”, Nino Rota e sono quindi una sorta di viaggio nell’inconscio musicale, tra stili, citazioni e suggestioni estemporanee, usando le tecniche estese che fanno parte del mio consueto bagaglio concertistico, con oggetti utilizzato all’interno del pianoforte come catene, biglie e frullino, rendendo con la musica il variopinto universo felliniano.
Questo progetto aveva riscosso l’interesse di numerose istituzioni culturali in Italia e all’Estero con concerti in svariate parti del mondo previsti per il 2020, poi ovviamente tutto si è dovuto ridimensionare.
Che cosa c’è nella musica di Rota che la affascina?
Della musica di Nino Rota mi affascinano tante cose: il suo incredibile talento melodico, armonico e timbrico, basato su continui cromatismi che spostano continuamente il “punto di vista”.
Il fatto che anche lui fosse un improvvisatore in cui la musica fluiva è qualcosa che sento veramente vicino ed è affascinante che avesse poco interesse per il cinema, tanto da – come sembra – addormentarsi spesso alle proiezioni dei film.
Non riuscirei a pensare i film di Fellini senza la musica di Nino Rota. E viceversa.
E nel cinema di Fellini?
Di Fellini adoro il suo sguardo caleidoscopico sull’umanità, facendo coesistere un senso di infantile meraviglia visionaria verso il quotidiano che sotto la sua lente diventava un circo magico.
Il suo raccontare con i tipici toni surreali e ironici che lo contraddistinguono è qualcosa che sento profondamente vicino, intendendo la vita come una grande commedia, come un “gioco di ruolo” dove coesistono il buffo, l’imprevedibile e l’ignoto.
Lui che non amava la politica faceva in un certo senso un cinema metapolitico che andava dritto all’anima, al di là della bandiere.
Mariani e il cinema, un amore che viene da lontano.
Come dico sempre, la mia scuola di musica per il cinema è iniziata più di trent’anni fa, nelle indimenticabili retrospettive del cinema muto al Festival del Cinema di Pesaro, dove come giovanissimo pianista suonavo ininterrottamente dalle 9 della mattina alle 18 su decine di pellicole che non avevo mai visto e dalle pochissime righe di sinossi dovevo farmi un’idea del film, e la musica arrivava sempre e stupiva me per primo, e mi auguro anche il pubblico.
E ho molto ritrovato nei film di Fellini la magia degli inizi del cinema, dove uno sguardo valeva, anzi, doveva valere più di mille parole.
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