di Gigi De Grossi
Il barbiere ebreo Charlot (ma nel film non ha nome) soldato nella prima guerra mondiale ha un incidente aereo rimanendo ferito. Dimesso dall’ospedale dopo alcuni anni, ritrova il suo paese, la Tomania sotto la dittatura di Adeide Hynkel (sempre Chaplin). Riapre la sua bottega di barbiere nel ghetto ebraico e si innamora di Hanna (Paulette Goddard), una ragazza senza famiglia.
Quando Hynkel scatena la repressione contro gli ebrei, il barbiere e Hanna fuggono e si uniscono a Schultz (Reginald Gardiner) che aveva provocato l’incidente aereo dell’inizio e ora oppositore del regime. Hanna si rifugia in Ostria, non ancora occupata, mentre il barbiere Charlot e Schultz sono catturati e rinchiusi in campo di concentramento.
Hynkel, sempre più folle e megalomane, vuole conquistare il mondo (simbolica la scena del mappamondo), incontra Napaloni (Jack Oakie) il dittatore italiano e ciascuno vorrebbe prevalere sull’altro in una ridicola competizione in sala da barba. Charlot e Schultz intanto evadono dal lager e si imbattono in Hynkel mentre senza scorta va a caccia di anatre.
Per un equivoco dovuto alla impressionante somiglianza tra il barbiere e il dittatore, quest’ultimo è arrestato al posto del barbiere e questi si ritrova davanti ai microfoni di una adunata oceanica per l’imminente invasione dell’Ostria, ma invece di pronunciare il discorso di Hynkel, rivolge al mondo il suo appello alla libertà, alla pace e alla concordia tra i popoli.
Chaplin gira Il grande dittatore nel 1940, cioè nell’anno del maggior espansionismo bellico del nazismo quando quasi tutta l’Europa è occupata. La satira contro il totalitarismo colpisce senza ambiguità la follia hitleriana servendosi di una narrazione che alterna momenti grotteschi di grande comicità come i farfugliamenti isterici di Hynkel o l’incontro-scontro con Napaloni-Mussolini a momenti drammatici.
Dopo la condanna del capitalismo industriale di “Tempi moderni”, Chaplin affronta un tema storico politico di grande attualità, mettendo alla berlina i due dittatori e presagendo la loro inevitabile fine. Costato due milioni di dollari, una somma enorme per l’epoca, il film ebbe un crescente successo dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour, il 7 Dicembre del 1941, e l’entrata in guerra degli Stati Uniti. Nel 2002 è uscita nelle sale una versione restaurata del film con il reintegro delle sequenze con la signora Napaloni tagliate dalla censura italiana quando il film fu distribuito in Italia per la prima volta nel 1951.
Gigi De Grossi – BIO
Nato in Calabria ha vissuto a Bari per molti anni e in questa città e nelle sue sale è nata la sua passione per il Cinema, non potendo la città offrire molto altro. Alla passione negli anni successivi si è aggiunto lo studio approfondito per la settima arte che ha coltivato insieme a un’altra passione parallela per la fotografia. Pubblica le proprie recensioni su Cinemateca, un sito FB riguardanti per lo più film del passato di cui vuol preservare la memoria o la conoscenza soprattutto per il pubblico dei giovani.
Scrivi un commento