Giulietta Masina….mia Zia, un ‘cardellino d’acciaio’
Giulietta, moglie dello zio Federico, è stata la mia madrina di battesimo insieme allo zio Federico. La Fata, come la chiamava lui.
La coppia del cinema più famosa del mondo, che ha ricevuto più riconoscimenti internazionali, ha avuto inizio dal loro primo incontro a Roma alla Eiar, come si chiamava all’ora la RAI nel 1942, quando lo zio Federico aveva solo 22 anni e la zia Giulia 21. Per lui fu un colpo di Fulmine.
Dichiarò : ’Io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta. Era un peperino piccolo piccolo che mi faceva tanto ridere.’ Lei : “Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. E’ tutt’occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori”.
Anche se per motivi di residenza non ci si frequentava assiduamente, mi ha lasciato in eredità alcuni insegnamenti che spaziano in vari ambiti, dalle cose di tutti i giorni a scelte filosofiche di vita. L’unica cosa che di zia Giulietta non ho mai condiviso è il rapporto con le sigarette: fumava troppo e, anche quando zio Federico ha smesso, lei ha continuato incallita!
Giulietta era una favolosa padrona di casa, precisa e meticolosa, amava cucinare per il marito e per gli ospiti, occupandosi personalmente della spesa al mercato.
Con la semplicità che la contraddistingueva si preparava per uscire, indossando scarpe basse e vestiti comodi.
Tranne che nelle grandi occasioni, non l’ho mai vista con i tacchi! D’altra parte era così minuta che non le si addicevano neppure! L’ammiravo quando, con due colpi di spazzola, si sistemava i capelli, che sembrava appena uscita dal parrucchiere. E così andava dal fruttivendolo e dal macellaio, confondendosi tra la folla, che le si rivolgeva senza soggezione.
Ricordo con orgoglio, quando nel 1973 andarono in onda sulla RAI le sei puntate di Eleonora, lo sceneggiato televisivo diretto da Silverio Blasi, che venne riconosciuto come uno dei migliori della RAI.
Nel 1975 viene pubblicato ‘Il diario degli altri’ compendio di 400 risposte date da zia Giulietta nella sua rubrica giornalistica ‘Risponde Giulietta Masina’ sul quotidiano ‘La Stampa’ di Torino, che discende da una trasmissione radiofonica di grande popolarità dal titolo ‘Lettere aperte a Giulietta Masina’ che durò 3 anni invece dei 15 giorni previsti.
Nello stesso anno accetta di incidere un 45 giri dal titolo ‘Non Voglio niente’ con il piccolo Marco Tolli. E’ la storia di una mamma che dopo aver ascoltato il figlio elencare una serie di servizi per il quale vuole essere pagato, gli rende pan per focaccia declamando cose che lei ha fatto per lui e per le quali ‘non voglio niente’. Il bambino pentito capisce. E la storia naturalmente non può che finire con una lacrimuccia.
Nel 1976 è la protagonista dello sceneggiato in 4 puntate “Camilla” con la regia di Sandro Bolchi. Un altro grande successo di pubblico della Rai.
Nel 1980 torna in sala di incisione per l’RCA con un intero album di poesie musicate interpretate da lei e Romolo Valli, scritte da papa Karol Wojtyła. Zia Giulietta era entrata nelle case degli italiani e il pubblico la avvicinava con affetto; lei, dal canto suo, si mostrava benevola e per nulla infastidita dal contatto con la gente.
Zia Giulietta era una persona dotata di grande umanità: è stata la prima GOOD WILL Ambassador dell’UNICEF, missione che ha svolto sempre con grande impegno. Forse occuparsi di bambini bisognosi leniva un po’ il dolore per la perdita del loro figliolo, Pier Federico, vissuto solo pochi giorni. Scomparso il 1 aprile del 1945. La domenica di Pasqua.
Zia Giulietta ripeteva sempre : “ Non aver avuto figli, ci ha fatto diventare figlio e figlia dell’altro, così ha voluto il destino”.
Teneva molto alla casa, ma senza assurde esagerazioni: nel salotto in via Margutta sui divani c’erano tanti cuscini grandi e morbidi, che lei risistemava con gesti rapidi e decisi, dicendomi: “Non ti preoccupare, Francesca, in un attimo tornano come prima”. Da allora mi è rimasta l’abitudine di sprimacciare i cuscini, dovunque mi trovi, proprio come faceva la zia.
Da lei ho imparato anche a organizzarmi prima di un viaggio: era molto brava a fare la valigia e una volta mi ha confidato il suo metodo infallibile: “Per avere tutto quello che può servire, i giorni precedenti alla partenza devi annotare su un taccuino le cose che ti vengono in mente, così da non dimenticare niente di indispensabile a casa”.
Ero ancora una ragazzina, quando mi ha svelato il segreto del suo rapporto con lo zio Federico: “Per tenere unita la coppia bisogna saper abbozzare. Ma forse sei troppo giovane per capire cosa significa, vero Francesca?”.
Credo di aver inteso perfettamente cosa intendesse la zia Giulietta, che ha sempre cercato di dar valore ai lati positivi del suo matrimonio e di superare le difficoltà determinate anche dalla genialità dello zio Federico, che per lei ha scritto e diretto capolavori da Oscar a partire da “La strada” e “Le notti di Cabiria”.
Chaplin di lei disse dopo aver visto La Strada :’ Lei signora Masina è Charlot in gonnella’.
A detta di zia Giulietta resterà il complimento più bello che lei abbia mai ricevuto in tutta la sua lunga carriera.
La zia Giulietta, nell’arco della sua lunga carriera cinematografica, canora e radiofonica ha ottenuto numerosi e illustri riconoscimenti. Tra questi ha ottenuto 3 David di Donatello come Miglior Attrice Protagonista, una medaglia d’oro del Ministro del Turismo e dello spettacolo e un David Speciale.
E’ la donna, del resto, che ha portato la cultura italiana all’estero diventando anche la protagonista nel 1987 di una canzone dell’artista brasiliano Caetano Veloso : Giulietta Masina.
Questo è il link per ascoltarla : https://www.youtube.com/watch?v=UcnLLDKq1mA
Abbondante bottino anche per i Nastri D’argento, ben 4 ottenuti tra il 1949 e il 1986.
Nella sua carriera si contano anche un Globo d’Oro, Prix d’Interprétation Féminine al Festival di Cannes, al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián e nomination anche se non premiata ai Bafta.
La zia Giulietta aveva due sogni nel cassetto che ha accarezzato per lunghi anni: portare sugli schermi la vita di Madre Francesca Cabrini, la sua santa preferita, pensate che ogni volta che saliva a Milano non mancava di fare un salto a Sant’Angelo, alla casa natale di Madre Cabrini, soprannominata ‘cardellino d’acciaio’; e interpretare una donna malvagia come Caterina dei Medici, regina di Francia.
Di certo non deve essere stato facile stare accanto allo zio Federico, ma la zia Giulietta ha saputo accettare incondizionatamente l’amore dello zio. E li ricordo proprio come una coppia di innamorati, uniti fino all’ultimo istante del loro viaggio terreno. Due creature tanto diverse che si completavano.
Il destino li ha tenuti uniti sino alla fine.
Tanto che le due malattie che li portano alla morte esplodono parallele. Lo zio Federico è morto il giorno del cinquantesimo anniversario di matrimonio il 31 ottobre del 1993 : voglio pensare che non sia stato per caso!
Lei l’ha seguito, a soli cinque mesi di distanza.
E’ diventata famosa la scena al Dorothy Chandler Pavillion quando lo zio Federico, sei mesi prima di morire, riceve l’Oscar alla Carriera, il quinto Oscar, dopo i 4 come Miglior Film Straniero (La Strada, Le Notti di Cabiria, 8 1/2, Amarcord).
Resta indimenticabile il discorso di ringraziamento che tenne sul palcoscenico, uno dei più apprezzati e commoventi della storia degli Oscar, con parole d’amore alla sua Giuliettina, musa ispiratrice di vita e lavoro:
«Per favore, sedetevi, restate a vostro agio! Se c’è uno qui che deve sentirsi un po’ a disagio, quello sono io. Vorrei avere la voce di Placido Domingo per dirvi un lungo, lungo grazie. Che posso dire? Bè, non me lo aspettavo davvero… O forse sì, ma non prima di altri venticinque anni! In ogni caso, è meglio che arrivi ora. Vengo da un paese e appartengo a una generazione per i quali l’America e il cinema erano quasi sinonimi, e ora essere qui con voi, miei cari Americani, mi fa sentire a casa. Voglio ringraziarvi tutti per questa sensazione. In queste circostanze è facile essere generosi e ringraziare tutti. Vorrei naturalmente, prima di tutto, ringraziare tutte le persone che hanno lavorato con me. Non posso nominare tutti, quindi lasciate che faccia un solo nome, quello di un’attrice che è anche mia moglie. Grazie, carissima Giulietta, e per favore, smettila di piangere!»
Scrivi un commento