di Francesca Fabbri Fellini
Lo scrittore Fausto Gianfranceschi scrisse questo aforisma sul fascino degli orologi :
‘Rendono concreta e visibile una cosa astratta come il tempo, che non si vede e non si tocca, eppure c’è.’
Leggendo questo aforisma ho fatto un viaggio con la macchina del tempo nel mio passato, al mio primo incontro con l’orologio anzi per meglio dire con il mondo di Swatch.
Back to 1987
Mi ero trasferita a vivere a Torino per registrare in RAI, 180 puntate, firmando la mia prima scrittura in video, nel programma ‘Muoviamoci’, con Sidney Rome.
Il mio debutto nel mondo della televisione venne festeggiato dal mio fidanzato dell’epoca, Vittorio Emanuele, regalandomi un’orologio, uno Swatch, Skyracer.
Ma dovete sapere che nel corso dei mesi gli orologi diventarono quattro .
Arrivarono anche uno Scuba Happy Fish e due Hip Hop con il cinturino in gomma profumata.
Ricordo che mi piaceva indossarli tutti e quattro simultaneamente. Adorando da sempre i colori, mi davano gioia e quando andavo in onda era il mio modo di indossare sorrisi.
Non so se vi ho reso l’idea? Ma credetemi era così.
Involontariamente avevo lanciato una moda.
Back to 1992
Il giorno che si sono sposati i miei genitori nell’estate del 1953, mamma ha regalato al mio papà un orologio da polso : uno splendido Rolex d’oro.Il mio papà ha smesso di portarlo 39 anni dopo, quando il giorno del suo compleanno nell’estate del 1992 gli ho regalato uno Swatch Gent con le fasi lunari.
L’ha indossato per 27 anni, non sgarrava un secondo e mi fece giurare che glielo avrei lasciato al polso nel lungo viaggio. E così è stato.
Back to the present
Lo Swatch che indosso dal 2002 è un Irony Chrono Aluminium, un bel cipollone che ha personalità.
Nel corso degli anni ( 15.000 Swatch prodotti) ho capito che Swatch è un modo di pensare ed è proprio il caso di dire che Swatch è la Quintessenza del Pop: dall’avvocato Giovanni Agnelli a Papa Francesco a Gianni Bulgari che ne è stato il primo collezionista.
Da quarant’anni l’Arte è stata uno dei fili conduttori dell’intera creatività Swatch .
Il primo artista a collaborare con Swatch è Kiki Picasso nel 1984, poi è la volta di Keith Haring, che crea una serie di prototipi a metà degli anni Ottanta, e quindi quattro Swatch con i suoi disegni. Dopo di lui collaborano con il brand artisti, designer, architetti e registi come come Jean-Michel Folon, Mimmo Paladino, Mimmo Rotella, Akira Kurosawa, Spike Lee, David LaChapelle, Moby e Renzo Piano.
Il rapporto con l’arte e con le grandi istituzioni museali del mondo si è rafforzato e consolidato nel corso degli anni.
Swatch per il settimo anno sarà Main Sponsor della Biennale d’Arte di Venezia, ed è Main Partner del Locarno Film Festival nel 2011 Swatch Group ha riaperto al pubblico con il nome di ‘Swatch Art Peace Hotel’ (https://www.swatch-art-peace-hotel.com/), uno dei monumenti più leggendari di Shangai e della Cina il “Peace Hotel South Building”.
Ricordatevi che Swatch e’ sempre stato un oggetto di comunicazione prima che un orologio. Per approfondire l’argomento che mi intriga moltissimo su questi orologi democratici, fantasiosi, unisex e transgenerazionali, ma soprattutto per parlare di Swatch & Art ho raggiunto in Francia, Carlo Giordanetti, Membro del Consiglio di Amministrazione di Swatch Ltd. e CEO dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai, supervisore dei progetti legati al mondo dell’arte a cui partecipa nell’elaborazione e sviluppo aziendale.
Giordanetti in Swatch dal 1987, si può tranquillamente dire che è uno degli ingranaggi fondamentali del mondo Swatch.
Sentite che cosa mi ha raccontato di questa isola di creatività a Shangai che sino ad ora ha ospitato più di 500 artisti e di come si fa a partecipare alle call.
Giordanetti ci ha regalato un’anticipazione sull’artista che parteciperà alla prossima Biennale d’Arte a Venezia, il più Swatch di tutti, si chiama Juan Pablo Chipe.
Lui vive da sempre sul confine tra Messico e USA. Esprimerà il suo ‘concetto di straniero’, con un totem-pop di dieci metri in cui, ha immaginato una Marge Simpson con le sembianze di Frida Kahlo, guardate : ( http://juanpablochipe.com/the-sculpture/ )
Il tempo della nostra intervista è volato via in un baleno.
Carlo Giordanetti – CEO – Swatch Art Peace Hotel
BIEL, FEBBRAIO 2021
Membro del Consiglio di Amministrazione di Swatch Ltd. Carlo Giordanetti è parte attiva del team che sviluppa in modo continuativo il ruolo dei prodotti ed il design del brand, sinonimo di innovazione e cambiamento, nell’ottica di un’identità unificata e globale. Come CEO dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai, elemento chiave del programma generale del brand, supervisiona i progetti legati al mondo dell’arte e partecipa alla loro elaborazione e sviluppo. Giordanetti è tornato in Swatch dopo un quinquennio (2007-2012) in Montblanc dove ha lavorato come direttore creativo su tutte le linee di prodotti e sui progetti culturali. Prima ancora, in qualità di co-fondatore e direttore creativo di Brand DNA (2000-2007), si è specializzato nello sviluppo di concept di branding e nel (ri)posizionamento dei marchi sul mercato dei prodotti di lusso.
Per dieci anni infatti, dal 1987 al 1992 e dal 1995 al 2000, ha ricoperto vari ruoli in Swatch, incluso quello di vicepresidente Marketing, occupandosi tra l’altro di numerose collaborazioni in ambito artistico, di eventi di costruzione e rafforzamento del marchio aziendale, dello sviluppo di nuovi prodotti e dei Giochi Olimpici di Atlanta 1996. È stato anche membro del team che ha fondato e gestito i laboratori di design di Swatch a Milano e New York.
Dal 1992 al 1995, Giordanetti ha lavorato in Piaggio, l’azienda produttrice della mitica Vespa, introducendo un concept di retail innovativo e guidando la prima campagna di comunicazione internazionale dell’azienda.
Appassionato di viaggi, cucina e musica classica, Carlo Giordanetti parla fluentemente e con passione diverse lingue europee e ha vissuto e lavorato a Milano, Firenze, New York, Parigi, Amburgo, Zurigo e ora Berna.
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