Alla ricerca di G. Mastorna detto Fernet

di Veronica Bernardini

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Approcciare al “Mastorna” significa innanzitutto riconoscerne l’apparente ingovernabile attitudine all’interdisciplinarità che è anche la sua più grande forza.
Il vissuto, seppur “tronco” di questo soggetto, si dimostra capace di dialogare ed interagire con ambiti extra cinematografici, permettendo di creare parallelismi talvolta azzardati ma intrisi di fascino ed incontri seppur ideali appartenenti ad un apparente altrove semantico.

IL-LIBRO-DEI-SOGNI_F.FELLINI

Sembra impossibile dunque, fare a meno di entrare nel merito di un rapporto, quello tra il cinema di Federico Fellini e la dimensione onirica, il sogno e la dimensione psichica così profondamente indagata da Carl Gustav Jung durante tutta la sua brillante carriera di psichiatra e rinnovatore della materia psicanalitica.
Il sogno è indiscutibilmente il luogo e l’elemento fondativo l’estetica felliniana.
Fellini si rivela fin da bambino un fervido ed instancabile sognatore, ed ecco che si palesa subito l’altro elemento chiave che connota il verbo felliniano, quello autobiografico connaturato al ricordo che ingigantisce, ripropone, riduce e talvolta sgrana luoghi persone e vissuti.
Attraverso l’incontro con
Ernst Bernhard, Fellini conosce la psicanalisi junghiana e prende la prolifica abitudine ad annotare i suoi sogni, da cui prenderà vita “Il Libro dei Sogni” inaugurato il 30 novembre 1960 e proseguito per circa trent’anni.
Fellini fa un sogno particolarmente significativo in cui si trova al mitico Grand Hotel di Rimini, il portiere gli indica che c’è una coppia con il suo cognome: sono i suoi genitori, che Fellini finge di non conoscere e che qui vengono decurtati dalla propria funzione genitoriale, archetipica.
Questo distacco è quello che
Fellini prova quando si trasferisce da Rimini a Roma passando dal grembo materno a quello della Grande Madre Mediterranea” pilastro della cultura psicanalitica junghiana.
Questo episodio onirico viene riproposto nel copione del
“Mastorna”, nel quale appare la madre del protagonista, morente e melodrammatica nei modi che con il suo comportamento vuole rimproverare il figlio circa la propria assenza. Non di meno il Padre che gli dice : “ […] Da tempo tua madre ed io, siamo abituati al tuo silenzio, alle tue mancate promesse, al tuo inqualificabile modo di comportarti. Comunque ti abbiamo preparato una festicciola: è in onor tuo, ci sono tutti!”
È stato interessante constatare che il percorso narrativo di Fellini si accosta per assonanze alla sensibilità junghiana: trascinato indietro nel tempo, in una ritrovata o forse mai abbandonata dimensione infantile, il puer Federico scappa di casa per unirsi al circo ed “aderirvi per sempre”.

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È il Fellini eterno bambino che mantiene la capacità di attraversare la parete tra conscio ed inconscio, mantenendo di essa la caratteristica porosità.
Fellini potrebbe essere definito un uomo della luce quella edenica ed onirica, nonostante niente gli sfugga di quella diurna.
Forse ciò che ha accomunato e determinato
“l’incontro” tra Jung e Fellini risiede nel fatto che entrambi siano stati mossi dal medesimo daimon creativo.
Come è ben noto,
“Il viaggio di G.Mastorna” è il tentativo da parte del regista riminese, di affrontare ed intimamente esorcizzare la paura della morte immaginando un aldilà purgatoriale rappresentato da un misterioso albergo nel quale vengono ospitati i probabili superstiti di un disastro aereo nel quale è coinvolto anche il protagonista.
Mas-torna, traducibile come suppone Andrea Zanzotto, in colui che non torna o il luogo da cui non si torna, come veniva considerato l’aldilà di per sé non rappresentabile.
Il cognome
Mastorna, Fellini lo aveva trovato su un elenco telefonico, con la complicità di Dino Buzzati da cui Fellini prende ispirazione traendo spunto da “Lo strano viaggio di di Domenico Molo”.
Per riuscire ad interpretare i differenti livelli della creazione felliniana occorre ricordare la
straordinaria sensibilità agli stati-limite, istanti privilegiati che
James Joyce aveva definito epifanie, termine che lo avvicina anche a Marcel Proust.

La-Divina-Commedia

A tal proposito è necessario ricordare alcuni degli autori che per Fellini sono stati compagni ed ispiratori: Dante Alighieri e Pirandello tra tutti, ma non i soli, che è fondamentale citare perché sono particolarmente rappresentativi di un connubio culturale veramente ben riuscito, oltre a “La Divina Commedia” a cui Fellini fa perennemente riferimento sia in senso strutturale che culturale.
C’è un momento specifico nella sceneggiatura de
“Il viaggio di G. Mastorna” che è importante sottolineare: è quello in cui il protagonista si trova nella cosiddetta “Clinica dell’Oblio”, l’ultimo luogo in cui è chiamato prima della totale purificazione.
Se fosse possibile azzardare un paragone, potremmo mettere a confronto questo momento, con l’ultimo canto del
Purgatorio, dove Dante arriva in compagnia di Beatrice Matelda e Stazio: qui il poeta viene invitato a bere del fiume Eunoè.

Il suo spirito viene così rinnovato ed è pronto per salire verso il Paradiso: da questo momento il percorso di Dante uomo si sovrappone a quello di Dante scrittore, messo in crisi, quando arriva il momento di raccontare il Paradiso.

La crisi autoriale di Dante non sembra poi così diversa da quella che attraversa il Maestro Fellini.

Il progetto di Fellini e l’opera di Dante sia sul piano strutturale che quello tematico, dimostrano dunque significative similitudini ad eccezione delle rispettive finalità.
La
“Divina Commedia” è permeata dall’ingombrante presenza della cultura cattolica che condiziona la sensibilità sociale e letteraria del suo tempo.
Dante rappresenta un’avanguardia costruendo un sistema perfetto in cui ad ogni azione terrena corrisponde una pena ultraterrena.

Questo meccanismo viene meno nel Mastorna che compiendo un percorso di autoanalisi, senza finalità moralistiche, condizionate dalla cultura cattolica, ripercorre una dimensione purgatoriale eminentemente novecentesca, in cui Mastorna, diviene novello Mattia Pascal.
Il personaggio nato dalla raffinata penna pirandelliana è probabilmente il primo esempio letterario per il quale sembra essere scomparso il confine, finora tangibile, tra al di qua e al di là. La differenza tra i due protagonisti risiede nella diversa presa di coscienza: quella di
Mattia imposta dagli eventi, si conclude (e risolve?) con il suicidio.
Giuseppe Mastorna dal canto suo, ignora ciò che gli è accaduto fino a che non assiste alla visione del suo corpo trasformato in tizzone, segno inequivocabile dell’avvenuto incidente aereo.
Non può essere dunque ambasciatore tra un prima e un dopo di cui neanche lui ha piena
consapevolezza.

Diversamente dal protagonista pirandelliano che nel corso della storia diventa sempre più
consapevole dei vantaggi della propria rinnovata condizione,
Mastorna ne è
completamente ignaro, mostrandosi in perenne balìa degli eventi.
Questo senso di disorientamento che accompagna
il Viaggio, sottolinea quanto Fellini ci tenesse a dirci che nell’aldilà ci siamo dentro, stiamo già compiendo un percorso i cui confini non sono mai netti, dove ciascuno di noi cerca la propria sistemazione.
Il
Mastorna è dunque la prova (vivente?) di questa nuova prospettiva culturale declinata anche nell’ambito letterario che si interroga sull’aldilà, inteso come luogo a cui l’uomo contemporaneo ha accesso quasi senza rendersene conto, come quando si inizia a sognare.
“Il Viaggio di G. Mastorna detto Fernet” è stato a lungo sia soggetto che oggetto del sodalizio tra Federico Fellini e Milo Manara.
Milo Manara è una specie di Bertrand Morane (un altro Snaporaz?) che ha fatto del corpo delle donne il proprio centro poetico e forse questo elemento diventa un tramite relazionale, essendo entrambi uomini promuoventi un costume italiano considerato “scandaloso”.
Ma come ha ribadito
Manara, è svilente ridurre l’incontro artistico con Fellini ad una faccenda di “donnine e donnone”.

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Questo fortunato sodalizio si concretizza sulla rivista “Il Grifo” a metà degli anni ottanta, decennio particolarmente tormentato per il regista riminese che trova nel fumetto un modo nuovo ma non inedito per tornare ad esprimersi.
Il timore che accompagna il lavoro del Maestro Milo Manara sul Mastorna, era legato all’ipotetica temuta reazione del regista, davanti alla realizzazione di quei sogni che lui Fellini, aveva avuto per così tanti anni ben in mente.

Li avrebbe trovato forse stravolti, irrimediabilmente cambiati? …o forse paradossalmente risolti?
Il fumetto nato dalla collaborazione con
Milo Manara si sarebbe dovuto sviluppare in tre parti ma si interruppe alla prima, perché per un errore venne inserita la parola “Fine” e non “fine della prima puntata” .
Si capisce, conoscendo il valore scaramantico che
Fellini attribuiva ai segni, perché la storia non sia andata avanti.

Fellini non seppe mai far chiarezza su questo film, ma lo trovò generosamente disseminato nelle sue pellicole successive;
La commovente conclusione, se di conclusione si può parlare, è affidata al giornalista ed amico
Enzo Biagi il quale afferma:
Il racconto del Viaggio di G. Mastorna, adesso che anche Fellini è salito su uno di quei treni dagli altissimi finestrini, sull’aereo dalle fragili ali che attraversano le nuvole, ha qualcosa di angoscioso e straziante: ci sono dentro tutti i nostri rimpianti e le nostre paure”.

Federico Fellini e Milo Manara

Cercando Mastorna, riscoprendo Fellini, nella vana speranza di un nostalgico quanto mai impossibile viaggio di ritorno.

“Il Viaggio di G. Mastorna detto Fernet”

Illustrazioni di Milo Manara

“G. Mastorna opera incompiuta”

Le foto originale di Tazio Secchiaroli tratte dal libro pubblicato da Sellerio Editore

Veronica Bernardini – BIO

Ho sostenuto la mia tesi di laurea in Storia e Critica del Cinema nell’anno accademico 2011/2012 ,

Successivamente ho conseguito la Laurea Magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale, titoli che conseguito pressol’Università di Parma.

Prematuramente appassionata di cinema e di scrittura, ho collaborato a diverse iniziative nel settore cinematografico ed ho partecipato alla fase finali del concorso “Professione autore” talent dedicato agli autori tv emergenti.

Questo articolo è frutto di alcune considerazioni relative alla mia tesi di laurea.