di Veronica Crescente

Quante sfaccettature hanno le donne e quante se ne possono nascondere in ognuna? E soprattutto quanto sanno essere diverse le una dalle altre, le donne? Quasi che, nell’insieme, riescano a comporre un variegato universo che affascina l’uomo e nel quale ciascuna mette in gioco la propria unicità.

Se ne parla in Luci del varietà. Film del 1950, decreta l’esordio alla regia di Federico Fellini: la pellicola vanta anche la presenza di un altro regista, Alberto Lattuada. I due si divisero la sceneggiatura e la regia della pellicola, mentre le mogli, Giulietta Masina e Carla Del Poggio, ne furono le protagoniste. Lattuada, non riuscendo a giungere ad un accordo con la Lux Film sul film Miss Italia, focalizzato sui concorsi di bellezza che tanto successo stavano avendo in quel periodo, e giunto a collaborare con Fellini, ebbe l’idea di dar vita ad una cooperativa di tipo familiare: nei primi anni ’50 i giornali parlano con curiosità di questa cooperativa fra mogli e mariti. Lattuada fa entrare anche sua sorella Bianca, esperta organizzatrice ed il padre che poi scriverà il commento musicale.

Luci del Varietà di Federico Fellini-Giulietta Masina-Carla Del Poggio-Alberto Lattuada_1951

TRAMA

Una compagnia di guitti si esibisce in numeri di avanspettacolo in un moderno teatrino di periferia: ad assistere un pubblico popolare poco disciplinato che non nasconde, talvolta, atteggiamenti di noia, alle battute del capocomico Checco Dalmonte (Peppino De Filippo) e della sua compagnia. Ad assistere affascinata una giovane ragazza, Liliana (Carla Del Poggio), tipica figura di giovane donna degli anni cinquanta, divoratrice di fotoromanzi, fuggita da casa con il sogno di entrare a far parte del mondo dello spettacolo. Finito lo spettacolo la compagnia si mette in viaggio senza un soldo alla volta di un altro spettacolo, in un altro piccolo teatro di un altro piccolo centro. Liliana decide di seguire i guitti, prende così posto in un vagone di terza classe, vicino a Checco, al quale chiede di poter entrare nella compagnia. Scendendo dal treno gli artisti, causa mancanza di denaro, non riescono a prendere una carrozzella: Liliana decide di giocarsi il tutto per tutto. Paga loro la corsa ed entra a fare parte della compagnia, anche se deve subire l’invidia e l’antipatia delle donne in particolar modo. Esordirà come ballerina di prima fila sotto la protezione di Checco Dalmonte.

Luci del Varietà – da sinistra: Dante Maggio, Carla Del Poggio, Giulietta Masina e Peppino De Filippo in una scena del film

L’inizio non è dei migliori: una volta salita sul palco perde il gonnellino e resta in mutande, ma l’incidente piace e da questo ne scaturisce il successo. La ragazza attrae i presenti, in particolare l’avvocato La Rosa (Carlo Romano) il quale, per poter stare vicino a Liliana invita a cena a casa sua tutta la compagnia, ospitandoli anche per la notte con il fine ultimo di poterla trascorrere in compagnia della ragazza. La gelosia di Checco, però, manda all’aria tutto; l’avvocato furibondo caccia da casa l’intero gruppo il quale si avvia verso la stazione. Durante il tragitto, Melina capisce di aver perso il suo Checco. Il secondo tempo è quasi interamente dedicato al rapporto tra Dalmonte e Liliana: il capocomico abbandona la sua troupe per fondare una nuova compagnia dove Liliana è la soubrette principale.

In un teatro incontra l’impresario teatrale Adelmo Conti (Fulco Lulli) che rimasto affascinato da Liliana, invita la coppia a trascorrere la serata in sua compagnia, anche se dopo poco scompare lasciando da solo il povero Checco. Ma la fortuna non sembra essere dalla sua parte e, nel turbinio degli eventi, viene anche cacciato da casa dal suo padrone: inizia a peregrinare nella notte e, proprio in questo frangente incontra Johnny, trombettista americano, una zingara cantante alla chitarra, un sedicente nipote di Buffalo Bill, gran tiratore di pistola e una coreografa ungherese, Mitzy.

Luci-del-Varietà-di-F.Fellini-e-A.Lattuada_1951_Giulietta Masina, Peppino De Filippo e Gina Mascetti

Melina, ancora innamorata di Checco, ingenuamente gli presta dei soldi ma lo spettacolo non va in porto. Liliana stanca e delusa abbandona Checco e va a Milano con l’impresario Adelmo debuttando in un’importante compagnia di rivista, diventa soubrette. Checco, nel frattempo, ritorna all’origine, tra i guitti a fare ciò che sa fare meglio, il “fucinatore di ilarità” spostandosi da un paese all’altro mantenendosi fedele a Melina. Una cosa è certa, Checco non ha ancora smesso di illudersi: assicura Melina che sta mettendo su una grande compagnia ma, quando il treno si è messo in moto e Melina si allontana per un attimo, vede un’altra bella ragazza che gli si mette di fronte e, ricordandosi di Liliana, chiede se è un’attrice, la donna risponde di no. Checco malizioso controbatte «eppure, sarebbe il tipo giusto».

DUE DONNE A CONFRONTO

In Luci del varietà, Fellini mette in scena la sua concezione intensamente drammatica del personaggio circondato da una cornice di tipo comico. Tale modalità di costruzione del personaggio risulta sostanzialmente invariata rispetto alla tecnica da lui usata durante la decennale esperienza in qualità di sceneggiatore alla Lux: in quel periodo, infatti, imparò ad elaborare trame ben strutturate, come veniva richiesto dalla casa di produzione. Ciò lo portò ad intensificare ulteriormente l’orientamento drammatico dei sui personaggi rappresentandoli, come in questa pellicola, nel bel mezzo di piazze deserte atte a riflettere l’inautenticità dell’esperienza e la solitudine dell’uomo. In particolare in Luci del varietà la tensione narrativa nasce dallo scontro tra il “ruolo sociale” o “maschera” (come un personaggio tende a comportarsi quando si trova in società) e il “volto autentico” (la somma delle aspirazioni ideali, istinti e fantasie del personaggio dall’altra). Sono due le tipologie di donne protagoniste della pellicola: da un lato Giulietta Masina riesce, come sempre, ad entusiasmare il pubblico per la sua interpretazione del personaggio di Melina Amour: quest’ultima si caratterizza come soubrette di mezza età molto dolce e fortemente legata al suo compagno (Checco), traditore seriale.

Luci-del-Varietà-di-F.Fellini-e-A.Lattuada_1951_Dante Maggio, Carla Del Poggio e Giulietta Masina

Memorabile la scena nella quale Melina si ferma per dare aiuto al padre capocomico caduto a terra mentre, in lontananza, vede il suo compagno, divenuto sordo alle sue richieste di aiuto, allontanarsi sotto braccio a Liliana. Dall’altro Liliana incarna il modello dell’arrampicatrice sociale che vede nell’avanspettacolo la fonte di un sicuro sostentamento e della tanto sognata fama: per ottenere lo status di stella del varietà si dimostra pronta a tutto. I suoi sogni sono alimentati dalla lettura dei fotoromanzi. Fellini Lattuada la ritraggono con in mano Bolero uno dei più famosi e venduti fotoromanzi italiani. Ma Liliana appare anche come donna che sta tentando in tutti i modi di scappare da un passato e da una condizione famigliare non felici: quasi nulle sono le notizie che ci vengono offerte circa il suo passato e riguardo la sua famiglia. L’unica cosa della quale va fiera è la vittoria ad una maratona di ballo di settanta ore, che comunica prontamente a Checco per convincerlo a farla entrare nella compagnia. Liliana incarna la figura tipica della ragazza che ha vissuto la guerra e che si prepara ad affrontare, con un bagaglio colmo di sogni e speranze, il periodo del dopoguerra, non cercando di cancellare il suo passato ma, al contrario, desiderosa di riprogrammare il suo futuro. Il mezzo da lei usato per raggiungere i suoi scopi è il corpo e la sua naturale bellezza.

Luci-del-Varietà-di-F.Fellini-e-A.Lattuada_1951_Carla del Poggio

L’origine di questo tipo di figura femminile nasce ad Hollywood negli anni venti: qui, in quel periodo, nacquero le New Woman frutto dei progressivi cambiamenti nello status sociale ed economico delle donne. In crescita il numero delle donne impegnate nel lavoro ed anche il mercato si stava adeguando a questo nuovo tipo di target. La protagonista dei film “New Woman” aveva un’età al di sotto dei venticinque anni, viveva nella metropoli contemporanea e ricopriva il ruolo di moglie emancipata o, se non ancora sposata, si caratterizzava come donna ambiziosa sempre pronta ad uscire dal microcosmo della sua abitazione .

Hola

Luci-del-Varietà-di-F.Fellini-e-A.Lattuada_1951_Giulietta Masina e Peppino De Filippo

Tra Cinema e Canzone

Non è Francesca

Ti stai sbagliando chi hai visto non è Non è Francesca
Lei è sempre a casa che aspetta me Non è Francesca

Se c’era un uomo poi
No, non può essere lei
Francesca non ha mai chiesto di più Chi sta sbagliando son certo sei tu Francesca non ha mai chiesto di più Perché
Lei vive per me
Come quell’altra è bionda, però Non è Francesca
Era vestita di rosso, lo so
Ma non è Francesca
Se era abbracciata poi
No, non può essere lei
Francesca non ha mai chiesto di più. Chi sta sbagliando son certo sei tu Francesca non ha mai chiesto di più perché
Lei vive per me

Luci-del-Varietà-di-F.Fellini-e-A.Lattuada_1951_Giulietta Masina e Carla Del Poggio

Nel testo, vengono messe a confronto due figure femminili, proprio come in Luci del Varietà: da un lato, quello cinematografico, troviamo Melina Amour e Liliana, dall’altro, quello della canzone, troviamo Francesca e Non è Francesca. Melina Amour è Francesca: quest’ultima viene descritta da Battisti-Mogol come la classica donna italiana di fine anni Sessanta, priva di interessi, dedita alla casa dove rimane in attesa che faccia ritorno il marito. Ci viene fatto intendere che la donna, nella sua vita, non abbia mai chiesto altro che rimanere a casa ad aspettare: due interpretazioni possibili possono essere date a questo suo atteggiamento. Potrebbe infatti denotare la volontà di vivere da mantenuta, dall’altro, che è poi quello che emerge in maniera più chiara dal testo della canzone, il fatto che l’unica ragione di vita della donna risieda nel suo amato, Lei vive per me viene detto all’interno del testo e sul finale. Tra i tanti aspetti di Francesca, è proprio questo che la avvicina a Melina Amour, l’amore incessante nei confronti del proprio partner: Melina Amour, infatti, non rappresenta per nulla la figura della donna casalinga, essendo un’attrice sempre in viaggio con la compagnia teatrale della quale è parte. A caratterizzarla però sono i saldi valori che nutre nei confronti dell’esistenza e del rapporto a due, valori che la portano a prestare aiuto economico a Checco nonostante abbia scoperto che lui la tradiva con Liliana, la nuova arrivata.

Luci-del-Varietà-di-F.Fellini-e-A.Lattuada_1951_Carla Del Poggio e Giulietta Masina

Dal canto suo Checco non ha mai dubitato dell’amore di Melina, un po’ come il partner di Francesca, il quale vede come impossibile il fatto che la donna possa essere vestita di rosso ed abbracciata ad un uomo. Non è Francesca si caratterizza invece come figura misteriosa, ingannevole e falsa, tipico esemplare di donna capricciosa, capace di tutto pur di arrivare al suo obbiettivo, lei, per esempio, si innamora di un altro uomo: in lei trova espressione la figura di donna intraprendente e dotata di grande personalità, consapevole dell’effetto che può suscitare sugli uomini la vista per strada di una donna bionda con un vestito rosso. Se per Francesca e Melina erano i valori a definire il loro modo di essere, la loro vita e le loro relazioni, per Non è Francesca e Liliana al centro di tutto sta la sensualità, arma attraverso la quale, assecondare ogni loro desiderio. Al termine del film Liliana ottiene il suo scopo, quello di lavorare in una grande compagnia teatrale; a rimanere accanto a Checco, ancora una volta, Melina. La conclusione vede Checco riprovarci con un’altra ragazza che sale sul treno e che gli ricorda Liliana: il suo incontenibile vizio, lo porta a commettere un altro errore, ma per fortuna non completamente, questo perché in fondo sa, come nel finale della canzone che Lei (Melina, come Francesca) vive per me.