“The Touch of Evil” di Orson Welles – 1958
di Gigi De Grossi
Ultimo film americano di Orson Welles prima del suo secondo volontario esilio in Europa per incompatibilità con Hollywood. Convocato dalla Universal come sceneggiatore di “Touch of Evil”, Welles si ritrova fortunosamente a dirigerlo. In una cittadina di frontiera tra Messico e USA, un attentato uccide il più ricco imprenditore della città e la sua amica. Il poliziotto messicano Vargas (Charlton Heston), in viaggio di nozze con la giovane moglie Susan “Susie” Vargas (Janet Leigh), decide di indagare, ma la sua razionalità e onestà si scontrano con il capitano Hak Quinlan (O.W.) che forte del suo grande intuito, costruisce prove false per incastrare veri colpevoli. Intanto la moglie di Vargas viene rapita da un gruppo di malavitosi. Quinlan non è estraneo al rapimento e vedrà smascherati i suoi metodi grazie alla denuncia del suo vice Pete Menzies (Joseph Calleia). Nelle mani di Welles un brutto copione tratto da un banale giallo di Wiht Masterson, diventa una riflessione ambigua e coinvolgente sul bene e il male e sui metodi legittimi o meno perseguiti dalla Legge. La forma estetica del film è coerente con l’ambiguità morale del suo contenuto con una sorta di “deformazione dello spazio”, l’uso di un grandangolo esasperato, una profondità di campo estrema e una qualità cromatica della fotografia (di Russel Mitty), notturna e contrastata (quasi una luce da aurora boreale), un montaggio veloce e audaci piani sequenza.
Come quello iniziale che Welles volle senza musica e titoli di testa. Ma l’atmosfera angosciante e sadica del film non piacque alla Universal che reintrodusse musica e titoli di testa e girò alcune ridicole scene di raccordo, dirette dal mestierante Harry Keller, in sostituzione di quelle tagliate riguardanti il rapporto Vargas – Quinlan e riducendo la durata della pellicola a 93 minuti. Nel 1998 il produttore Rick Schmidlin coadiuvato dal montatore Walter Murch, ha finanziato il restauro del film utilizzando gli appunti del regista, reintroducendo quasi 20 minuti di tagli e togliendo dal piano sequenza iniziale i titoli e la musica. Welles si invecchia (aveva solo 42 anni) e si imbruttisce, cucendosi addosso un personaggio emblematicamente corrotto, intossicato di ipocrisia e di caramelle, un mostro di totalitarismo, “incarnazione di tutto ciò contro cui lotto politicamente e moralmente”, non privo tuttavia di una certa grandezza. Marlene Dietrich, in visita sul set ebbe anche la piccola ma significativa parte della chiromante che un tempo ha amato Quinlan e quando lui le chiede di leggergli nelle carte il futuro, lei gli risponde “Non ne hai”. Il commento musicale è di Henry Mancini.
Gigi De Grossi – BIO
Nato in Calabria ha vissuto a Bari per molti anni e in questa città e nelle sue sale è nata la sua passione per il Cinema, non potendo la città offrire molto altro. Alla passione negli anni successivi si è aggiunto lo studio approfondito per la settima arte che ha coltivato insieme a un’altra passione parallela per la fotografia. Pubblica le proprie recensioni su Cinemateca, un sito FB riguardanti per lo più film del passato di cui vuol preservare la memoria o la conoscenza soprattutto per il pubblico dei giovani.
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