Tazio Secchiaroli fotografa Federico Fellini
Roma, estate 1958. Federico Fellini è alla ricerca di spunti per un nuovo film, ne trova nei rotocalchi, nelle fotografie pubblicate con strilli di copertina forti come i flash nella notte. Conosce così Tazio Secchiaroli, il più noto e brillante tra i fotografi d’assalto; il fotoreporter e il regista trovano un’ottima sintonia tra loro, da cui seguiranno stima, amicizia e una collaborazione mai interrotta. La preparazione de “La dolce vita” si rivelerà l’inizio di una grande affinità.
Tazio e Federico sono quasi coetanei, hanno vissuto entrambi i drammi e i lutti della guerra, la fatica del dopoguerra, eppure questi anni difficili non hanno cambiato la loro indole ironica, smaliziata, spesso irriverente. Fellini l’aveva coltivata al “Marc’Aurelio”, nelle sue vignette e nei suoi film, Tazio aveva trovato la sua forma nella fotografia. Sguardo attento, pronto a cogliere piccole sfumature, quotidianità alle quali pochi badavano, come il celerino che si scontra con un frate all’altare della Patria, Togliatti che si copre la bocca con la mano quando è fatta volare una colomba simbolo di Pace. Federico Fellini nota che le fotografie diTazio Secchiaroli, rispetto a quelle degli altri fotografi d’assalto, hanno qualcosa in più: nella tecnica, nell’inquadratura, nei soggetti, nell’immediatezza e nell’ironia, spesso ben celata. Tazio Secchiaroli ha colto molto dalla fotografia americana, l’istantaneità e la vicinanza al soggetto che suggerivano gli scatti di Bob Capa o di Alfred Eisenstaedt, allo stesso tempo è il precursore di una fotografia nuova, rielaborata in chiave italiana. Tazio sceglie soggetti presi al volo con mira precisa, la sua immaginazione fotografica non è più legata al neorealismo dei poveri ma belli, costretti a una vita di sacrifici, è invece attirata dall’insolenza dei ricchi e sfrontati, dediti a una vita piena di eccessi. Il rapporto con Fellini, dopo la lavorazione de La dolce vita,si consolida. Nel 1960 il regista consiglia a Pasolini, che sta cercando le zone dove girare “Accattone”, Tazio come fotografo per i sopralluoghi. Secchiaroli percorrerà il Mandrione, il Pigneto, Testaccio e l’Ostiense in sella alla sua lambretta cercando le atmosfere in cui Pasolini avrebbe realizzato il suo primo film, mostrando così l’altra faccia della città, passando dallo scintillio dei flash in via Veneto alle strade polverose, alle baracche della periferia in cui vivevano persone che mai erano arrivate fino al centro di Roma. Come un Giano bifronte Tazio Secchiaroli è il passaggio dalla società di sudditi a quella di cittadini, vede e conosce, fotografa il passato e il presente, capisce che non è questa l’Italia che immaginava da ragazzo nel ’45 e, sognatore qual è, cerca ancora il suo mondo ideale.
Lo trova, grazie a Federico Fellini che lo accoglie nel suo grande circo del cinema. Un mondo d’immaginazione, dove realtà diverse durano il tempo di un set, il regno della fantasia a due passi dalla città. A Cinecittà ora entra dal cancello principale, non è più l’ospite indesiderato pronto a sorprendere Ava Gardner e David Niven che corrono e ridono in un backstage, ma il fotografo di Fellini e della Loren, invitato da registi e produttori, l’amico di Mastroianni. Federico Fellini lo chiama sul set di “8e1/2” per realizzare uno special sulla lavorazione del film. Tazio è affascinato dalla forza del regista, vede che è lui il vero protagonista; sceglie di ritrarlo mentre coccola i suoi attori, mostra una scena, segue l’operatore. Secchiaroli compone un reportage di oltre 6000 scatti sulla genesi del più celebre film delMaestro. Le sue fotografie sono pubblicate sui periodici di tutto il mondo non, come in passato, per denunciare scandali più o meno gravi, ma per mostrare l’arte e la creatività del cinema italiano. La sintonia tra Tazio e il Maestro è evidente, Secchiaroli si immerge totalmente nelle atmosfere create dal regista, sceglie di usare la sua stessa pellicola cinematografica per mantenere le tonalità del film, studia le luci di scena, i controluce, si sofferma sul clima gioioso del set. Dopo “8e1/2”, Tazio Secchiaroli diventa il fotografo di fiducia di Fellini. Il regista è affascinato da come Tazio sia sempre capace di porsi da un altro punto di vista rispetto a chiunque e a qualsiasi soggetto, si tratti di uno spogliarello o di un set. Per questo le sue fotografie sono uniche, riconoscibili, ricercate dai registi per vedere se stessi da una diversa angolazione.
Secchiaroli è con Fellini sul set di “Satyricon”, è con lui in una sessione di girato per il film mai concluso “Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet”, dove Mastroianni, occhi azzurri e sguardo frastornato, è un violoncellista appena precipitato con un aereo, avvolto dal mistero; è sul set di “Toby Dammit”, episodio di “Tre passi nel delirio”, è su quello di “Amarcord”, de “La città delle donne” e via via sino a “La voce della Luna”, con la coppia Paolo Villaggio e Roberto Benigni. Attraverso le fotografie di Secchiarolirivediamo il cinema di Fellini nel suo farsi, cogliamo lo spirito dell’arte e della creatività come se fossimo anche noi spettatori sul set, di ogni backstage intuiamo l’umore.
Tazio Secchiaroli è per Fellini lo sguardo che cerca i luoghi in cui ambientare i film, che il regista ricostruirà nel Teatro 5 di Cinecittà. Per Fellini, Tazio è il fotografo e l’amico, il complice. Fellini è per Secchiaroli il regista più grande e l’amatissimo amico, il terzo di un piccolo gruppo di soli tre amici di cui faceva parte con Marcello Mastroianni.
Tazio Secchiaroli ha fotografato il mestiere del cinema con il suo piglio da reporter, seguendo il suo istinto, descrivendo il lavoro sul set, le lunghe pause, le prove, il backstage. Così come la fotografia di strada non fu più la stessa dopo l’estate del 1958, anche la fotografia di cinema cambiò con Tazio Secchiaroli.
Giovanna Bertelli
Archivio Tazio Secchiaroli
L’archivio raccoglie le fotografie scattate dal fotografo Tazio Secchiaroli (Roma, 1925-1998) durante la sua vita professionale, dal 1945 circa al 1992.
Un vasto repertorio che inizia con l’Italia del secondo dopoguerra e la cronaca politica e sociale romana. Tazio Secchiaroli collaborò infatti con diverse agenzie di fotocronaca e nel 1950 fondò una propria agenzia, la Roma Press Photo. Con i suoi scatti fu testimone delle manifestazioni di piazza, della crescita delle borgate, dei primi scandali della giovane Repubblica Italiana, tra tutti il caso Montesi, dove le fotografie scattate da Tazio Secchiaroli vennero acquisite come prova processuale.
Negli anni della ripresa economica, quando l’Italia diventa terra di conquista anche per il cinema americano, Tazio Secchiaroli fotografa la Via Veneto notturna. E’ il primo fotografo d’assalto, aprendo la strada ad uno stile che non è ancora tramontato. Scatti rubati delle celebrità nei momenti in cui non cercano l’obiettivo del fotografo, anzi lo respingono. Celebre lo scontro quasi fisico avuto con Walter Chiari, ripreso dal fotografo e amico Elio Sorci; di Tazio Secchiaroli sono le fotografie più celebri di quel periodo: divi bloccati dal flash nel buio della notte (Anthony Steel, Anita Ekberg, Ava Gardner, Walter Chiari, l’ex re Farouk, Anna Magnani e tanti altri). E’ suo il famosissimo servizio sullo spogliarello di Aiché Nanà al Rugantino, pubblicato con grande risalto dal settimanale L’Espresso e molti altri periodici, uno scandalo che fece epoca. Federico Fellini si ispirerà alle sue gesta per molti episodi della sceneggiatura de “La dolce vita”, da allora si imporrà il termine “paparazzo” ad indicare il fotografo di gossip.
Da allora Tazio Secchiaroli diventa celebre quanto le celebrità che fotografa e rilascia interviste sui suoi scoop più riusciti.
Le sue fotografie sono pagate a peso d’oro dai giornali. Il suo Archivio si arricchisce di immagini che fanno il giro del mondo. E’ un fotografo professionista tra i più stimati, inizia a fotografare sui set cinematografici invitato direttamente dai registi per “special” sul backstage dei film. Primo tra tutti Federico Fellini. La loro collaborazione inizia nel 1958 e film dopo film prosegue fino all’ultimo lavoro del regista, “La voce della Luna”. Secchiaroli – Fellini sono tuttora un binomio inscindibile per chi vuole conoscere il regista oltre i suoi film, interpretato dall’occhio di un grande fotografo attraverso migliaia di immagini.
Nel 1962 inizia a fotografare Sophia Loren, di cui sarà fotografo personale per oltre 20 anni. Oggi possiamo rivivere attraverso le fotografie di Tazio Secchiaroli, la vita della Diva sia sul set che nel privato. Tazio Secchiaroli infatti come fotografo personale non si limitava a riprenderla sul lavoro o nelle occasioni pubbliche, ma anche nella quotidianità della vita e della famiglia. Un rapporto strettissimo li ha legati e portati in tutto il mondo. Sophia Loren si riconosceva completamente nei ritratti di Tazio Secchiaroli e nell’archivio del fotografo sono conservate migliaia di fotografie dell’attrice.
L’impegno con Fellini e Loren non impediva a Tazio Secchiaroli di collaborare con molti altri registi: da Antonioni a Petri, a Pasolini, De Sica, Sidney Lumet ed altri ancora, fotografando così loro ed i loro attori: Silvana Mangano, Marcello Mastroianni, Peter Sellers, Virna Lisi, Elsa Martinelli, Ursula Andress, Brigitte Bardot, Liz Taylor, David Niven, Tony Curtis, Gregory Peck, Anouk Aimée e moltissimi altri. Tutto il cinema d’autore di Cinecittà è passato davanti al suo obiettivo.
Cogliendo dei ritratti strepitosi, raramente posati e per questo ancora più veritieri, Tazio Secchiaroli ci ha lasciato un archivio, frutto di oltre 40 anni di attività, unico e irripetibile, dall’Italia del dopoguerra al cinema negli anni d’oro di Cinecittà. Attraverso le sue fotografie, conservate e reperibili nell’Archivio Tazio Secchiaroli, è possibile ripercorrere un itinerario visivo di un periodo che è ormai Storia con la freschezza della cronaca.
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