di Francesca Fabbri Fellini
Peppino Rotunno nato a Roma il 23 marzo del 1923, ha lasciato questo set, che si chiama vita, all’età di 97 anni. Se ne è andato in punta di piedi.
Peppino era mite, garbato, curioso, intelligente ma soprattutto modesto.La modestia virtù rara nel mondo del cinema.
Il suo presupposto era che l’occhio fosse una camera fotografica naturale.
Ripeteva sempre:
“La luce illumina e ti fa vedere le cose, ma bisogna saperla adoperare, perché può diventare un’arma e ferire, accecare, come il sole a picco”.
Nell’arco di sessant’anni è stato autore della fotografia in 100 pellicole da Cinecittà ad Hollywood, firmando capolavori come Amarcord, Roma, Il Casanova, Il Gattopardo, Rocco e i suoi fratelli, La Bibbia, All that Jazz collaborando con grandi registi come Fellini, Visconti, Monicelli, Robert Altman e Sydney Pollack.
Peppino Rotunno aveva un’abilità particolare nel servirsi dei chiaro-scuri e dei negativi a colori per scrivere il film con la luce come diceva il suo amico Federico Fellini.
Lo voglio ricordare nel nostro ultimo incontro nel 1995 in occasione di una mia intervista per il documentario: Ricordando Fellini
Scrivi un commento