di Francesca Fabbri Fellini – Foto di Graziano Villa
Centro economico del paese, capitale fino al 1997 (quando è avvenuto il trasferimento definitivo alla città di Astana), Almaty ti accoglie con la sua fiera corona rocciosa; bianca d’inverno, azzurra d’estate, il tratto settentrionale del Tian-Shan (“tetto del cielo”), Trans-Ili Alatau, è un panorama sempre spettacolare.
Alma-ata (“padre delle mele”) o Almaty deve il suo nome ai vasti meleti che si estendevano fino ai piedi delle montagne; purtroppo ridotti in maniera significativa con l’espansione della città, la più popolosa del Kazakhstan con i suoi 2 milioni di residenti. Gli abitanti di almeno quarant’anni ancora raccontano con nostalgia come riuscivano a sfamarsi con una singola mela, grande quanto il viso di un adulto.
Negli anni ’70 il leader kazako Dinmukhamed Kunaev, l’unico a far parte delle sfere alte al Cremlino, riesce a far stanziare numerosi fondi ad Almaty trasformandola in una moderna metropoli; con opere come :
il Kazakhstan Hotel,
e il vecchio Parlamento, ora Università tecnica kazako-britannica
La varietà di Almaty si legge nei volti, tanto dei suoi abitanti quanto degli edifici che la compongono. L’incrociarsi nelle strade di volti asiatici dagli occhi allungati e di pallori punteggiati dal ceruleo di sguardi dischiude anche all’osservatore più distratto l’amalgama di etnie figlio di invasioni, conquiste e recenti indipendenze.
Proprio dal crollo dell’Unione Sovietica e dalla conseguente emancipazione del Kazakhstan dalla stretta del Cremlino ha origine la contrapposizione tra vecchia e nuova capitale, tra Almaty la meridionale e Nur-Sultan (già Astana) la nordica.
Nella competizione, Almaty ha dalla propria numerose virtù: un clima più temperato, una collocazione che la vede coronata dalle montagne del comprensorio del Tian Shan, un patrimonio architettonico che spazia dagli edifici lignei riecheggianti i centri siberiani alle vestigie del modernismo sovietico.
Un taxista di origine coreana mi ha detto che Almaty era la terza città più verde dell’Urss per verde pubblico, con Kiev a guidare la classifica.
Il centro della città è un intreccio ortogonale di viali alberati, con gli incroci che come nodi di una rete spesso sono occupati da giardini e parchi.
Al centro di uno di questi – dedicato “ai 28 della divisione Panfilov” morti nella difesa di Mosca dai nazisti nel 1941 – si erge la cattedrale dell’Ascensione, completata nel 1907 senza chiodi e attualmente il secondo edificio ligneo più alto al mondo, 56 metri di ortodossia nel centro dell’ex capitale kazaka.
Si dice che questa cattedrale ortodossa russa nel Parco delle 28 guardie di Panfilov sia uno degli edifici in legno più alti del mondo. Fu consacrato nel 1907.
La gradevolezza di Almaty è evidente in centro, ma aprendo lo sguardo ai dintorni la città acquisisce ulteriore fascino. A 20 minuti di taxi dal centro gli impianti di risalita portano a Shymbulak, comprensorio sciistico che si spinge oltre tremila metri di altezza.
KAZAKISTAN
Il Kazakistan confina a nord-ovest e a nord con la Russia, a est con la Cina e a sud con il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il Turkmenistan e il lago d’Aral; il mar Caspio ne delimita il confine a ovest.
Il Kazakistan è il paese più grande dell’Asia centrale ed il nono paese più grande del mondo.
Un territorio enorme, popolato da soli venti milioni di abitanti, ricco di risorse naturali e idrocarburi: metano, petrolio, carbone, ferro e altri giacimenti. Dinamiche conflittuali fra «centro» e «periferia» hanno segnato in maniera profonda la storia recente del Paese.
Un paese delle cui infinite ricchezze beneficia da trent’anni un’élite ristrettissima.
L’Asia Centrale comprende un gruppo di cinque stati, Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, tutti nati in seguito della caduta dell’Unione Sovietica e accomunati dal suffisso “-stan”, termine che in lingua sanscrita significa terra, nazione, luogo.
Grande interesse per questa area geografica è stato dimostrato dalla Commissione UE che ritiene che la regione rappresenti un ponte verso la Cina, l’Afghanistan e il Medio Oriente oltre che una fonte di importazioni energetiche significative per l’Unione Europea.
Il Kazakistan, paese più esteso della regione e primo tra gli altri per PIL, è un partner commerciale molto importante per l’Unione Europea. La bilancia dei pagamenti protende nettamente a favore del Kazakistan: nel solo 2022 ha esportato un totale di 26 miliardi di euro di prodotti minerali verso il vecchio continente e nel 2021 ha diretto il 39% delle sue esportazioni totali verso il mercato comunitario. Dal canto suo, l’UE è il più grande investitore estero in Kazakistan, fornendo un totale di € 61,5 miliardi in stock di investimenti diretti esteri (FDI) nel 2021.
Per capire l’importanza dell’Asia centrale nello scacchiere internazionale è bene menzionare la presenza di significativi giacimenti di uranio nel sottosuolo e le sue implicazioni geopolitiche.
Il Kazakistan dispone di una delle più grandi riserve di uranio al mondo stimata in 957.220 tonnellate.
La rilevanza dei Paesi “–stan” deriva inoltre dalle grandi risorse di gas e petrolio di cui dispongono, motivo per cui anche la Cina è interessata ad espandere la propria influenza nell’area. Come l’UE, infatti, Pechino non possiede riserve di idrocarburi sufficienti a soddisfare la domanda interna, il che rende il Paese dipendente dalle importazioni estere.
Grande protagonista rimane il Kazakistan. Il Paese possiede significative riserve di gas, stimate in 2.300 miliardi di metri cubi, ma è il petrolio la risorsa su cui il Paese si basa per soddisfare il 50% della domanda interna di energia e consolidare la propria influenza a livello internazionale grazie alle sue riserve stimate in 4,77 miliardi di metri cubi. Quantità elevate di petrolio kazako sono dirette verso i paesi dell’UE.
Chi è Francesca
Francesca Fabbri Fellini è nata a Bologna nel 1965 sotto il segno dei Gemelli, ascendente Bilancia. Da quel giorno è scritto nelle stelle che sarà curiosa, dotata di grande senso dell’umorismo, del teatrale, di doti comunicative e una grandissima simpatia.
Alla continua ricerca di stimoli intellettuali.
La sua professione da grande?
Avrà a che fare con il mondo della parola.
A Bologna, il 6 giugno del ‘65, il giorno del suo battesimo, i suoi genitori, Maria Maddalena Fellini e il dott. Giorgio Fabbri scelsero come padrino lo zio Federico Fellini e come madrina la zia Giulietta Masina.
Lo zio ‘Chicco’, come lo chiamava lei, le insegnò sin da piccola che esistono due vite: quella ad occhi aperti e quella ad occhi chiusi.
Da emiliano-romagnola è dotata di coraggio personale, laboriosità, vivo senso dell’ospitalità, carattere franco, aperto e allegro. Si diploma al Liceo Linguistico.
A 23 anni dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere si trasferisce a vivere a Roma dove la sua vita si svolgerà sino al 2006, anno del ritorno a Rimini dove ad oggi vive e lavora.
Nel 1987 ha firmato la sua prima scrittura in video con la Rai, per il programma “Muoviamoci” su Rai Due, con Sidney Rome, ben 180 puntate. Dopo questa esperienza, ha firmato molti altri contratti con la Rai, con la qualifica di scrittura in video.
Dal 1999 al 2006 è stata una delle inviate de “La vita in diretta”, lo storico contenitore pomeridiano in onda sulla Rai dal 1991.
Ha lavorato con celebri autori televisivi come Michele Guardì, Enza Sampò, Giovanni Minoli, Daniel Toaff, Licia Colò.
La televisione le piace molto, ma il cinema è da sempre nel suo Dna (si definisce “cresciuta a cinema e tortellini”) : tra il 1993 e il 1997 ha collaborato con il network radiofonico RTL 102.5, occupandosi proprio di cinema, e grazie a questa esperienza è diventata giornalista professionista nel 1997.
Dal 2004 al 2006 ha firmato e condotto sempre sul network radiofonico RTL la trasmissione “Asa NIsi MAsa – L’ANIMA del cinema” che prendeva il nome dalla frase magica ripetuta da Guido/Mastroianni, protagonista di “Otto e mezzo” di Fellini.
Dal 2009, dopo l’incontro con il fotografo Graziano Villa (compagno di vita e di lavoro) si occupa della curatela delle sue mostre fotografiche, dall’ideazione alla realizzazione finale. Gestisce e organizza il portfolio del Villa, presentandolo a gallerie e festival. Elabora progetti di mostre fotografiche, scrive comunicati e gestisce la comunicazione dell’evento in maniera autonoma, conoscendo anche le tecniche di illuminazione ed allestimento utili per le esposizioni.
“La Fellinette”, così la chiamava lo zio Federico,(disegnandola a pastelli in un foglio di quaderno), ama la buona tavola, il cinema, il teatro, la radio, i libri, la fotografia, i fiori e soprattutto fare lunghe passeggiate sulla spiaggia con il suo più grande amico : Alfie, un barboncino bianco al quale manca la parola.
Per le celebrazioni del Centenario della Nascita dello zio Federico Fellini nel 2020, Francesca ha scritto e diretto un cortometraggio a tecnica mista che parte dall’animazione del disegno che le ha fatto da bambina, ’La Fellinette’, dove il disegno originale dello Zio Federico prende Vita, per arrivare in un sogno in live action e fare ritorno nell’animazione con un gran finale.
Francesca Fabbri Fellini è l’ultima erede per Dna del Maestro Federico Fellini.
E’ Ambasciatrice nel mondo dell’Uomo dai 5 Oscar e della sua eredità culturale.
Un collega giornalista un giorno le ha detto: ’Ti auguro di cuore Francesca di rimanere senatrice a vita dell’onirico felliniano nel mondo! ’
La vita di Francesca Fabbri Fellini si riassume in un’aforisma dello Zio Chicco : “Nulla si sa, tutto s’immagina”.
Il Fotografo = Viaggiatore del Mondo
La mia macchina fotografica è il mio passepartout per il Mondo
Graziano Villa
Forse sarà la mia origine ligure, precisamente genovese, che mi spinge a vedere la mia professione come un viaggio, inteso come ricerca. Una continua ricerca. Ricerca come conoscenza !
Come Cristoforo Colombo, si fa per dire, ho “navigato“ attraverso diversi settori della mia attività professionale, circumnavigando in lungo e in largo, utilizzando la mia macchina fotografica come uno strumento, come una nave, per “approdare“ in diversi “lidi“ di questo nostro Mondo per conoscerlo meglio.
Continuando a parafrasare il gergo marinaresco posso dire di aver cominciato la mia professione navigando nel “burrascoso“ mare del Reportage; per poi attraversare quello “turbolento“ e snob della Moda; dopodiché ho trovato ristoro e riposo nelle “calme acque“ dello Still-life, per approvare infine a quello “riflessivo“ del Ritratto.
La mia formula esistenziale è un giusto miscuglio di tutto questo, e quindi un‘esperienza di vita meravigliosa ! Volete degli esempi ?
Bene, con il reportage ho viaggiato in lungo e in largo sulle jeep o sugli aerei da turismo la savana africana, la giungla sudamericana e gli immensi spazi del nord america; nella moda ho conosciuto delle donne stupende; nello still-life ho scoperto oggetti meravigliosi, antichità preziose, arredi incredibili e persone di particolare levatura culturale che lavorano in questo ambiente.
E adesso che realizzo ritratti di personaggi importanti nell‘ambito economico, politico e culturale, o di semplici artigiani, sono particolarmente entusiasta.
Ma al di là del risultato professionale, che è comunque importante, un altro aspetto gratificante è il diretto contatto con questi personaggi : il rapporto umano.
Per decenni ho ritratto personaggi di ogni genere, di ogni strato sociale e culturale, di ogni Paese del mondo. L’ho fatto per riviste importanti come “AD-Architectural Digest”, “CAPITAL”, “AMICA”, “CLASS”, “TRAVELLER”, “FORTUNE”, “VANITY”, ecc.
In questo mio peregrinare in ogni angolo del pianeta sono sempre stato affascinato dalle grandi architetture che l’Uomo ha costruito per lasciare nel Tempo traccia del proprio passaggio e della propria esistenza. I nomi di tali icone sono scolpiti nella memoria collettiva e continuano a testimoniare l’audacia dell’ingegno umano: la Torre Eiffel, la Muraglia Cinese, le Piramidi di Giza, le Torri Gemelle del WTC, tragicamente famose, quelle di Kuala Lumpur, il Big Ben di Londra, il “Big Boy”, appena fuori dall’aeroporto di Oslo, il Castello Sforzesco di Milano, i Fiori di Metallo della Défense a Parigi, e così via.
Anche a queste strutture ho dedicato una serie di “Ritratti d’Architetture”. E parlo di ritratti a ragion veduta perché, come nel ritrarre le persone, ho tentato di personalizzare questi Giganti, di sceverare e descrivere, amplificandola, la loro struttura grafica, ovvero la loro “anima”. Ho insomma cercato di restituire visivamente l’impatto emozionale che queste meravigliose architetture hanno suscitato su di me: un impatto altamente soggettivo e dunque non comune perché, alla fine, lo sguardo di ciascuno è comunque, sempre e assolutamente unico e inimitabile. Credo, spero di esserci riuscito.
© Graziano Villa – Mostra “Roma : Caput Mundi” – Fontana di Trevi – Roma
©Graziano Villa – Mostra Personale alla Galleria “F.A.R. – Fabbrica Arte Rimini” – Rimini – 2018 – Tributo al “W.T.C.”
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