di Roberto Chiesi

Le-Bleu-du-Caftan_Affiche-du-film

“Le Bleu du caftan” (Il caftano blu, 2022), secondo lungometraggio di Maryam Touzani, originaria di Tangeri, è un film sensoriale.

Sensoriale anzitutto per il rapporto di familiarità tattile che le mani del maalem vivono con i tessuti e con i segreti artigianali che conferiscono ad un caftano tutta la sua raffinata bellezza. I maalem sanno come modularne le forme, come piegarne la materia ad un disegno che li trasfiguri in una creazione.

Dal libro “Tamy Tazi-Caftans”  – ©GrazianoVilla

Il protagonista Halim è uno degli ultimi rappresentanti della tradizione dei maalem, una tradizione che sta scomparendo. Il film è sensoriale poi per lo sguardo che segue la luce e i movimenti luministici lungo le pieghe dei tessuti e sulla superficie dei colori.

IL CAFTANO BLU – Lubna Azabal e Saleh Bakri

Sensoriale infine per il sesso, che è l’interdetto e il non detto. Interdetta in Marocco è l’omosessualità e non detta fra Halim e Mina, sposati da un quarto di secolo, è l’omosessualità del marito che deve nascondersi furtivamente nei bagni turchi e lì finalmente liberare se stesso nei pochi minuti di amplessi mercenari.

IL CAFTANO BLU – Saleh Bakri e Lubna Azabal

Mina ha sempre saputo anche se Halim ha sempre taciuto e inizialmente odia il giovane apprendista Yousef, di cui invidia la giovinezza e la salute e cerca di favorire le condizioni del suo licenziamento. Intanto, però, la malattia sta scavando nel corpo di Mina che comprende la deriva della propria meschinità e, nella consapevolezza dell’estremo che la attende, supera se stessa e i propri egoismi.

IL CAFTANO BLU – Lubna Azabal – Saleh Bakri e Ayoub Missioui

La bellezza di “Il Caftano Blu” risiede nell’evidenza fisica di quello che mostra e nella dimensione interiore di tutto quello che suggerisce e che non affida neanche alle parole. La realtà che mostra è un’arte in via di estinzione in casuale parallelismo con un corpo in via di consumazione. Il mondo che suggerisce è l’interiorità sofferta di un uomo che ha nascosto a tutti se stesso per tutta la vita e che reca nel volto, nello sguardo, nei gesti, tutto il gravare della sofferenza che la repressione e la dissimulazione gli hanno provocato.

IL-CAFTANO-BLU – Ayoub-Missioui-e-Saleh-Bakri

Quando può finalmente vivere la sua natura, è terrorizzato e inibito. Del suo passato affiora soltanto il vuoto dell’amore che suo padre gli ha negato e che egli ha trovato in una donna, Mina, che lo ha sempre amato e protetto. “Il caftano blu” diviene anche una storia d’amore cui se ne aggiunge un’altra che assume anche il ruolo di consolazione dall’imminenza del lutto del primo amore. Un amore, quello di Mina, che aveva compensato le carenze degli affetti primari.

Il Caftano Blu – Ayoub Missioui – Lubna Azabal – Saleh Bakri

Bisogna essere riconoscenti ai produttori francesi, belgi e danesi, che hanno consentito l’esistenza di questo film che il Marocco, da solo, non avrebbe mai prodotto. Mirabile la fotografia di Virginie Surdej che asseconda perfettamente la delicatezza a fior di pelle della regia, magnifici gli interpreti Saleh Bakri (Halim), Lubna Azabal (Mina) e Ayoub Missioui (Youssef). Uno dei film più belli della stagione.

IL-CAFTANO-BLU – Ayoub-Missioui-e-Saleh-Bakri

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Maryam Touzani – BIO

Maryam Touzani - Foto dal Libro "Tamy Tazi : Caftans" - ©Graziano VillaGiornalista, scrittrice, sceneggiatrice regista marocchina, Maryam Touzani è autrice nel 2014 del documentario Sous ma Vieille Peau, incentrato sul tema della prostituzione in Marocco. Da qui nasce nel 2015 Much Loved, pellicola diretta da Nabil Ayouch, osteggiata in patria quanto apprezzata all’estero, che affronta senza pietismi, ma con realismo e vitalità il tema. La collaborazione con il suo compagno prosegue due anni dopo con Razzia, di cui Maryam Touzani è anche co-sceneggiatrice e protagonista. Il film ha partecipato per il Marocco alla corsa agli Oscar 2018 e fotografa abilmente il paese con le sue contraddizioni, con una particolare attenzione al femminile, anche grazie all’occhio, o per meglio dire alla penna, di Maryam Touzani.

Roberto Chiesi – BIO

Critico cinematografico e responsabile del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna, è membro del comitato direttivo della rivista internazionale «Studi pasoliniani» e del comitato di redazione del periodico «Cineforum», inoltre è collaboratore del programma radiofonico di RAI3 “Wikiradio”. Scrive per i periodici «Segnocinema» e «Cinecritica». Ha collaborato al Dizionario Treccani del cinema e alla “Storia del cinema italiano 1970-1975”della Scuola Nazionale di Cinema. Ha curato l’edizione dvd di dieci film della collana Bergman Collection per BIM e, per le edizioni Cineteca di Bologna, de La rabbia (2008), Appunti per un’Orestiade africana (2009, dvd e libro), Fuoco! Il cinema di Gian Vittorio Baldi (2009), L’Oriente di Pasolini (2011), Accattone (2015) (con Luciano De Giusti), Il mio cinema (2015) (con Graziella Chiarcossi) e l’edizione dvd di Salò o le 120 giornate di Sodoma (2015).È autore o curatore, fra gli altri, anche dei libri Hou Hsiao-hsien (Le Mani, 2002), Jean-Luc Godard (Gremese, 2003), Pasolini, Callas e «Medea» (FMR, 2007), Il cinema noir francese (Gremese, 2015), Cristo mi chiama ma senza luce. Pier Paolo Pasolini e Il Vangelo secondo Matteo (Le Mani, 2015), «8 ½»di Federico Fellini (Gremese, 2018), Il cinema di Ingmar Bergman (Gremese, 2018). Ha collaborato ai volumi Lo scrittore al tempo di Pasolini e oggi. Tra società delle lettere e solitudine (Marsilio, 2018), TuttoFellini (Gremese, 2019), Simenon e il cinema (Marsilio, 2020), La sfinge nell’abisso: Pier Paolo Pasolini, il mito, il rito e l’antico (Universalia, 2020), Petrolio 25 anni dopo.(Bio)politica, eros e verità nell’ultimo romanzo di Pier Paolo Pasolini (Quodlibet, 2020), Gettiamo il nostro corpo nella lotta. Il giornalismo di Pier Paolo Pasolini (Marsilio, 2020), Pasolini e Sciascia, gli ultimi eretici (Marsilio, 2021) e recentemente TuttoPasolini (Gremese, 2022).

Hola

“Tamy Tazi : Caftans”

– Foto di Graziano Villa © –

Il Caftano, questo meraviglioso indumento della cultura islamica, sembra abbia fatto sempre parte della vita di Maryam Touzani. Non solo perché Maryam è una donna bella ed elegante e pertanto ne abbia sempre indossato qualcuno in momenti importanti della sua vita. Ma con la sua bellezza e femminilità ha reso protagonisti alcuni caftani della grande stilista Tamy Tazi, indossandoli come modella per un libro di cui io ho realizzato le fotografie, il cui titolo è “Tamy Tazi : Caftans”.

Ho avuto il piacere di vedere il film “Il Caftano Blu” di Maryam l’altro giorno e ho scoperto con grande piacere che lei era stata la protagonista di molte immagini del mio libro.

Credo di avere una modesta cultura cinematografica, ho cominciato a 18 anni a vedere tutti i film di Eisenstein, e ho proseguito con la visione di centinaia e centinaia di film di tanti e tanti grandi registi.

Questo non vuol dire che li abbia capiti o sia in grado di parlare di cinematografia a livello dei nostri critici cinematografici, però, data anche la mia professione di fotografo, posso tranquillamente affermare che il film di Maryam è molto ma molto affascinante, non solo per i contenuti, particolarmente difficili da affrontare nella cultura islamica, ma anche per la regia e una meravigliosa fotografia, e una recitazione da parte degli attori perfettamente in sintonia con l’ambiente e con i personaggi e le loro problematiche.

Pertanto : With Compliment !!!

Cara Maryam, aspettiamo il tuo prossimo film !

Graziano

Cover del libro :