Animalista Antesignano

di Francesca Fabbri Fellini

Riccardo Fellini, fratello minore di Federico Fellini, nasce a Rimini 13 mesi dopo, il 27 febbraio del 1921. Riccardo aveva un carattere esuberante, e mamma Ida e papà Urbano decisero di mandarlo in un collegio ecclesiastico dai Padri Carissimi di Fano per la terza e la quarta elementare.

Studia poi a Rimini da ragioniere e Urbano cerca di interessarlo al suo stesso lavoro: lo porta spesso in magazzino, gli fa l’abbonamento al treno ferroviario in 3a classe e lo manda a visitare i clienti nelle Marche. Però Riccardino, che si è scoperto una voce da tenore lirico, sogna di fare il cantante o l’attore. Le incursioni romane di Riccardo da Federico si fanno sempre più frequenti, finché un bel giorno si sistema anche lui in via Albalonga 13.

Prende lezioni di canto ( il suo maestro Giulio Moreschi, comparirà nella parte del portiere nelloSceicco Bianco) . A 22 anni sposerà Alessandra Moreschi la figlia diciassettenne del suo maestro di canto, perché è rimasta incinta,  aspetta Rita.

Riccardino sosteneva di aver cantato troppe volte “Prendi l’anel ti dono” da la Sonnambula di Bellini.  Per mantenere la famiglia si adatta a fare l’odioso mestiere del piazzista. Frequenta i corsi di recitazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, per debuttare nel cinema, scritturato da Mario Mattoli, per una piccola parte nel film I 3 aquilotti, del 1942. Sulla rivista di spettacolo Cine Teatro Radio Magazzino, settimanale diretto da Amedeo Castellazzi ( sul numero del 16 luglio 1942), Federico gli dedicherà un articolo in forma di espistola, intitolato Lettera al fratellino con molti auguri e consigli per la carriera di attore. Articolo illustrato da alcune foto di Riccardo scattate da Elio Luxardo, il fotografo dei divi. Nel 1943, il 30 ottobre canterà l‘Ave Maria di Schubert al matrimonio di Federico con Giulietta Masina, matrimonio di guerra, che si celebrò in Via Lutezia 11  nell’appartamento della zia di Giulietta.  Dieci anni dopo  tornerà a cantare sul set del film I Vitelloni’ dove interpreterà più o meno la parte di se stesso. La sua carriera di attore è limitata a circa 20 film. Come regista nel 1963 firma la sua opera prima: Storie sulla sabbia, suo unico film anche come soggettista e sceneggiatore. Debutta al festival di Venezia con questa pellicola delicata e fragile : praticamente mai distribuita.

RICCARDO FELLINI_I Vitelloni – 1953

Da sinistra : Maria Maddalena Fellini – Federico Fellini – Francesca Fabbri Fellini in braccio allo Zio Federico – Ida Barbiani la Mamma dei Fratelli Fellini – Riccardo Fellini con la figlia Rita

Federico aveva già vinto due Oscar e “La dolce vita”  lo aveva  proiettato ai vertici mondiali. I due fratelli un giorno si incontrarono in macchina a Piazza del Popolo .“Riccardino – gli disse Federico – mi dicono che il tuo film è bellino, ma perché vuoi firmarlo Fellini? Potresti firmarlo con il cognome di mamma, Riccardo Barbiani. Senti come suona bene”. Si lasciarono senza trovare un accordo. Riccardo era sempre e solo “il fratello”. Anche se aveva la forza di scherzarci sopra quando gli chiedevano: Fellini? È il fratello di Federico?”. “Sì, lui otto e mezzo, io nemmeno la sufficienza”. È spesso crudele la vita, quando concentra in un’unica famiglia un simile scialo di talento. Specie quando le sintonie sono gemelle. Anche Riccardino viveva di clowns e del circo. Un Fellini per questo c’era già. Anche se lo zio Federico era sempre più portato al grande affresco, al tratto grottesco e caricaturale. Mentre la vena di Riccardo è rimasta tenera e delicata. Riccardino decise di  dedicarsi alla Tv, agli animali. Con loro si intendeva. Si perché lo zio Riccardo era  soprattutto amico degli animali e nemico della caccia. Nel 1974 girò un ‘inchiesta in 3 puntate per la Rai dal titolo  “Lo zoo Folle”. Durante la lavorazione di questo documentario allo Zoo di Roma gli capita di vedersi strappare l’ indice della mano destra da uno scimpanzé. A chi gli telefonava per chiedere notizie, Riccardo rispondeva: ‘Il problema non è mio, è della scimmia: da quando ha masticato il mio dito non vuole mangiare altro.’ Realizzò nel 1983  una bellissima inchiesta in 7 puntate sempre  per la Rai dal titolo “Quegli animali degli Italiani” dove per primo denunciò quegli allevamenti in batteria che producevano a basso costo (in spazi ristretti, senza alternanza tra giorno e notte, con dosi assai alte di ormoni e antibiotici) polli da rosticceria e da bancone di supermercato, bistecche, braciole, salsicce e culatelli. Per la prima volta la cinepresa entrò nelle camere della morte dei mattatoi, nelle catene di montaggio del pollo da supermarket, dove le povere bestie entravano vive e ne uscivano morte e spennate.Una serie durissima, spietata, che riuscì a migliorare le condizioni di vita e di morte degli animali dei quali ci nutriamo. 

Vi invito ad ascoltare la voce dello zio Riccardo in questa intervista

Nella primavera del 1991 si verifica un evento che sconvolge la nostra famiglia. Dopo essere stato immobilizzato da una paralisi, a poche settimane dal suo secondo matrimonio, con Angelina Chelo, (il suo unico, grande Amore) ricoverato d’urgenza al Policlinico Umberto I nel reparto di neurologia del professor Cesare Fieschi, (nella camera dove due anni dopo morirà  anche Federico) il 26 marzo all’età di 70 anni muore Riccardino. Da decenni i rapporti tra lui e lo zio Federico erano pressoché inesistenti con grande dispiacere di mia mamma Maddalena che non mancava mai quando parlava del fratellone di citare anche il suo fratellino. Quando lo zio Federico andò a trovare lo zio Riccardo al Policlinico durante la sua breve degenza, Riccardino non parlava più. Fu un dialogo di sguardi. Era come se di colpo lo zio  Federico avesse riscoperto il suo “doppio”, come se un tarlo lo rodesse, nel tentativo di colmare i vuoti troppo lunghi della loro esistenza. Sorpreso che il “suo vitellone” fosse là, a dibattersi fra la vita e la morte. La vita è davvero strana. Il giorno che è morto arrivò a casa sua, una telefonata dalla Germania : La Beta Film accettava di produrre il film Stella cavalla da circo. Troppo tardi, Riccardino se ne era andato nel giorno della notte delle stelle, (la consegna degli Oscar) lui che coltivava il sogno di una fiaba-apologo, che aveva per protagonisti Stella, la stupenda cavalla bianca di un circo, una cavalla che sogna di volare, un clown innamorato con il naso rosso e che suona il violino sospeso sul filo sopra la pista. E assieme ai due circensi un candido adolescente di nome Candido, che si avvia sui binari della vita. Una favola,  scritta per diventare un film, questa storia nasce dall’amicizia dello scrittore Ruggero Marino con lo zio Riccardo. Una fiaba che nel 2012  è uscita in libreria con il titolo’ Stella e il Circo’. Tenera, delicata, commovente, surreale, venata di poesia, impreziosita da una copertina con un disegno dello Federico: un modo per riunire, per un’ultima volta, i due fratelli . Cominciate a tuffarvi in questa lettura da sogno :

https://www.10righedailibri.it/sites/default/files/primapagine_pdf/sperlingStellaDefinitiva.pdf

Riccardo è stato sepolto dalla moglie, a Bosa (provincia di Oristano) in Sardegna, su un mare diverso da quello dell’infanzia. Dove forse potrà ricomporre la sua vita di sabbia.

Riccardino tornerò nel prossimo numero del Fellini Magazine a parlare di te per il tuo Centenario (21 febbraio 1921- 21 febbraio 2021). Mi manchi tantissimo. Tutti ti ricordano in questo modo : dolce e divertente. Quando sono scesa a Roma per cominciare a lavorare alla Rai, negli anni 80, ho vissuto da te e dalla zia Lina in via Cavriglia 27. Sono stati anni bellissimi pieni di risate. I clown, il circo, le storie sulla sabbia, ci continuano ad unire al di là delle nuvole. La mia Fellinette ne è la prova. Grazie di avermi insegnato ad amare gli animali. Mi ripetevi sempre: “Amare un animale significa riflettersi in uno sguardo che si aspetta tutto da te, che ti chiede una carezza, che ti porta sorrisi e nobili emozioni. Tutto ciò che ti chiede in cambio è l’Amore.”

Saresti impazzito per il mio Alfie.    

ALFIE e FRANCESCA

Arrivederci dalla tua Rossina… e buon Centenario !